Calciomercato.com

  • Morosini: sguardo sul calcio indaffarato di oggi

    Morosini: sguardo sul calcio indaffarato di oggi

    • Luca Savarese

     

    Pier Mario Morosini assomiglia come suono a Pier Paolo Pasolini. Storie di un scrittore e di un calciatore. La morte di Pier Mario Morosini è la morte della fretta di un calcio che deve solo continuare senza mai fermarsi. Un sabato sera ed una domenica intera senza calcio, ci hanno fatto fermare e capire che prima di tutto, prima di un primato in classifica conta il primato della vita, dono unico ed irriducibile per chi gioca in serie A, in serie B, in lega pro, per chi gioca e per chi non gioca, per chi c'è.
     
    La morte di Pier Mario Morosini ci fa capire che si può vivere per il calcio ma non si può proprio morire durante una partita di calcio. Questa morte ci fa anche comprendere che dobbiamo tutelare e proteggere tutte quelle vite che vivono dentro quel gigante sistema che è il calcio professionistico, che la logica del numero e del gruppo non è sufficiente per farci vedere come sta e come vive ogni singolo atleta. Speriamo che da qui in poi non sia più una questione di quante vite ci sono nello sport ma di come le vite dello sport siano protette e vissute. Ci chiediamo poi se tutti questi nostri eroi che ci fanno divertire siano davvero sereni dentro o si portano avanti qualcosa che ha un ingaggio tale per cui non è possibile fare altrimenti? I giocatori sono interessati all'ingaggio o alla qualità delle loro esistenze? Le morti, così ravvicinate di Franco Mancini e Pier Mario Morosini, non possono proprio lasciarci indifferenti, non è bene che solo dopo, a giochi fatti, a cuori ormai spenti, sappiamo chi erano Mancini e Morosini.
     
    Occorre interessarci prima, dare importanza ad ogni volto del calcio e dello sport, non solo e non più dare la parola a chi fa più notizia. C'è un universo di vite tutto da scoprire e da vivere, governato da nessun triplice fischio e da nessuna fretta, fato di storie ed aneddoti, di racconti e carezze. Perchè ogni calciatore è prima di tutto un figlio, una creatura prima che una macchina dalle illimitate prestazioni e partite. Ed allora un'idea che è poi un desiderio: perchè non consacrare il 14 aprile  ( giorno della scomparsa del Moro) di ogni anno o la domenica più vicina a quella data, come la giornata della serenità del pallone, dove i calciatori stanno con le loro famiglie dentro gli stadi o nei centri di allenamento e dove i tifosi, con le loro famiglie, possono andare con ordine e con un biglietto a buon mercato, a salutarli e a ringraziarli per quello che fanno e soprattutto per quello che sono: uomini che si alzano al mattino e vanno a letto alla sera: non megapixel di un videogioco, non figurine da appiccare ovunque. Mancini, Morosini, la vostra partita inizia ora: buon campionato, sperando che il nostro, dalla prossima giornata, sia un po' meno affannato.

    Altre Notizie