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  • Napoli, De Giovanni:| 'Giorno da incorniciare (o no?)'

    Napoli, De Giovanni:| 'Giorno da incorniciare (o no?)'

    Maurizio de Giovanni, noto scrittore italiano, grande tifoso del Napoli, scrive su “NapoliMagazine.Com”: “Certo che a volerla sognare, una giornata così, ci sarebbe stato da imputare la fantasia a un’esagerazione di struffoli e cassate: troppo miele, troppo zucchero per essere vera. E se appena non fossero stati fischiati un paio di assurdi rigori a Roma e Milano, il presepe post natalizio sarebbe stato completo. Alzi la mano chi si aspettava lo scivolone casalingo bianconero, dopo il vantaggio e l’espulsione a favore, o quello viola, contro un Pescara derelitto; o anche quello nerazzurro, al cospetto di un’Udinese in crisi d’identità. In questo contesto il Napoli non poteva certo defilarsi, e infatti ha risposto presente, con vigore e senza equivoci. Anche qui sarebbe stato da aspettarsi di meno, dopo squalifiche e penalizzazioni e dopo aver visto i giallorossi strapazzare il Milan nell’ultima partita del 2012. Invece no. Guidati da un Cavani al quale il campionato italiano sta purtroppo sempre più stretto, gli azzurri hanno dimostrato come il sogno tattico di Zeman sia la più bella immagine per tutti gli amanti del calcio tranne che per i tifosi della squadra da lui allenata. E alla fine, il Napoli è terzo al netto dell’ingiusta penalizzazione, restituita la quale la Lazio sarebbe raggiunta e la targa della Juve sarebbe di nuovo visibile. Qualche riflessione non particolarmente ottimistica però andrebbe fatta, anche a rischio di uscire dal coro giustamente trionfante di queste ore. Qualche segnale negativo e un po’ preoccupante infatti c’è. Primo: il nervosismo di Mazzarri. Ingiustificato, eccessivo, esagerato e scomposto. Invece di sorridere dei soloni che così assurdamente parlano di un gioco approssimativo e di una vittoria fortunata, il tecnico (per ora) azzurro si è prodotto in una piazzata mediatica decisamente squalificante. Per carità, tutte le ragioni del mondo (Sacchi è umoristico, Pistocchi peggio ancora), ma non è forse questo il sintomo di una situazione che non regge più? E non sarebbe ora di uscire da questo equivoco in merito al rinnovo del contratto, che rischiamo di pagare assai caro nel momento topico della volata che conta? Secondo: le parole di Cavani. Lo strapotere del Matador, la sua forza incontenibile e l’evidente dimensione di top player in fase di progressivo consolidamento hanno il duplice negativo effetto di metterlo in mostra in una vetrina di alta gioielleria che ha pochi ma irresistibili clienti, e di far parlare di una dipendenza assoluta dei risultati dal suo stato di forma. Questo da un lato rende la clausola rescissoria molto vicina a un valore spendibile per un calciatore di questo livello, dall’altro può causare nervosismo e spaccature in uno spogliatoio la cui unità è forse minore di quella che viene proposta. Non a caso Edi ha richiamato nel postpartita la società al rispetto di impegni tecnici assunti con lui, e Mazzarri ha protestato in merito al fatto che il suo valore è comunque figlio del lavoro che è stato fatto dalle parti di Castel Volturno. Terzo: le vittorie contro un Siena inconsistente e una Roma suicida rischiano di nascondere alcune carenze dell’organico che potranno comunque più avanti venire a galla. I giallorossi ad esempio hanno creato almeno sei nitide palle gol, andate in fumo per l’imprecisione degli attaccanti e per la grandissima giornata di un De Sanctis motivatissimo dal contratto appena sottoscritto. Evidente inoltre l’incapacità dei tre difensori di uscire col pallone tra i piedi, per costituire una valida alternativa all’involuto Inler nell’impostazione del gioco. Quarto: Cavani è immenso, certo; per questo non si può immaginare nemmeno lontanamente di sostituirlo con Calaiò, calciatore radicalmente diverso per tipologia di gioco. Tutto bene, quindi. Benissimo. Ma gli occhi vanno tenuti aperti, perché lontano romba il tuono, e il tempo può cambiare”.

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