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  • Napoli, il sogno di Sarri il testardo: dai campi polverosi al 'Bernabeu'

    Napoli, il sogno di Sarri il testardo: dai campi polverosi al 'Bernabeu'

    • Giovanni Scotto

    C'erano palloni sporchi e polvere su quei campi di periferia. Maurizio Sarri chiudeva la porta della banca e apriva quella degli spogliatoi. Allenare, ciò che ha sempre fatto. Lo avrebbe fatto gratis a vita, solo per divertimento, e invece la sua strada è stata diversa. Ha cominciato a fare sul serio, forse qualche volta pentendosi di quella scelta. Fatica ed esoneri nelle categorie minori, eppure un amore fortissimo per il calcio. I suoi metodi, di gioco e di allenamento, la sua mentalità forse era fatta per qualcosa di più di una squadra di Dilettanti.

    POLVERE E SUDORE - Ha dovuto aspettare 56 anni anni per la Serie A e le soddisfazioni che meritava. Il suo modo di vedere il calcio, di crearlo. Una mentalità che secondo lui deve per forza trovare conforto nei risultati. Per Sarri il suo calcio è vincente: pochi ci hanno creduto nelle serie minori. Lo ha fatto l'Empoli e poi il Napoli, dimostrando di aver fatto bene. Un calcio moderno, per certi versi all'avanguardia, che sta condizionando il modo di vedere questo sport in Italia. Allora davvero i campi di periferia non erano congeniali alla sua mentalità e i suoi metodi? Può darsi, ma di certo lo sarà il Santiago Bernabeu. Lo stadio dei sogni, la casa della squadra più forte del mondo. Chissà se Sarri davvero ci ha mai pensato: arrivare lì, non in gita con la famiglia ma per una partita ufficiale. Per giocarsi qualcosa di importante. Un ottavo di finale Champions, un'occasione che forse non capiterà più.

    UN NAPOLI "MATTO" - Lo aveva detto Maurizio, prima della gara col Benfica: "Non voglio pensare che è la mia partita più importante, perché voglio credere che ce ne saranno altre, ancora più importanti". E ha fatto bene, perché dopo aver vinto il girone arriva la gara dei sogni. La soddisfazione che ripaga una vita di sacrifici, di terreno, sudore e forse qualche lacrima. Conterà poco vincere o perdere, ma Sarri sa una cosa: che per andare ancora più avanti bisogna essere un po' matti, come lo stesso allenatore ha detto a Lisbona. Come lui, che in Eccellenza e Serie D praticava metodi all'avanguardia, non capiti. E che insistendo e riprovando è arrivato al "Bernabeu". E avanti così allora, quel Sarri un po' matto faccia diventare folle il suo Napoli. Per credere all'impresa e a un sogno che duri oltre quei 180 minuti.

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