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  • Napolimania:| Ma il Napoli non è un film

    Napolimania:| Ma il Napoli non è un film

    Le visioni a lunghissimo termine sul mondo del calcio e su come esso debba cambiare non sono nuove per chi ascolta e conosce Aurelio De Laurentiis. Fin quando il presidente parla di leghe europee, campionati senza retrocessioni, e altre belle cose, può anche andar bene. Ma quando le idee del presidente toccano aspetti concreti, allora le cose cambiano. In questi due giorni si è avuto prova di come la visione di De Laurentiis non sia sempre compatibile con le esigenze e le aspettative dei tifosi.

    Lui che punta forte sul calcio televisivo, ma al contempo reputa fondamentale la realizzazione di uno stadio  all'avanguardia, sconcerta i tifosi quando dice di non voler fare la campagna abbonamenti. Le 12mila tessere vendute lo scorso anno sono poche, è vero, ma la causa è la tessera del tifoso, che ha indotto una parte di tifosi a scegliere questa forma di protesta. Non ci sono altri dati che lasciano presagire un calo di tendenza nei confronti degli abbonamenti, anzi. Il tifoso napoletano è propenso a sottoscrivere la tessera, e per più di un motivo: a Napoli i biglietti si comprano, ancora, come 20 anni fa. File incommensurabili ai botteghini e spesso con la salute fisica messa a repentaglio: non esiste una vendita on line, non c'è altro modo se non fare la fila.

    Una cosa che molti tifosi si guardano bene dal voler fare ogni due settimane, soprattutto in occasione delle sfide più importanti, dove trovare e acquistare un biglietto è pari ad un vero e proprio psicodramma. Ma l'abbonamento rappresenta anche un modo per risparmiare: tante persone, soprattutto di questi tempi, hanno difficoltà economiche, e l'idea di dover sborsare, in media, 20 euro ogni due settimane per una partita non è proprio il massimo della vita. E questo senza contare i problemi 'minori', come chi dovrà rinunciare al posto e al settore occupato per tanti anni. E anche l'idea di garantire l'abbonamento solo ai 12mila possessori della tessera della scorsa stagione, è spiacevole verso chi sarebbe pronto anche oggi stesso a sottoscrivere l'abbonamento per la stagione della Champions League.

    E se per gli abbonamenti si aspettano chiarimenti, De Laurentiis lascia spiazzati i tifosi azzurri annunciando che Criscito non verrà: ma come, non era stato preso? Come calciomercato.com ha annunciato prima di tutti, il problema è dovuto all'ingaggio, che il Napoli ha offerto a Criscito in una misura minore rispetto a quello che Criscito percepiva al Genoa. 1,3 milioni lo stipendio attuale del difensore. 1,5 milioni chiesti al Napoli. Ma il club azzurro, a quanto pare, ha proposto un ingaggio minore. Ma la cosa ha lasciato perplesso il giocatore, che dando la disponibilità a cedere i suoi diritti di immagine (quelli futuri, per quelli in essere si è trovato un accordo), voleva quantomeno essere accontentato sullo stipendio. Del resto, perché mai Criscito avrebbe dovuto ridursi l'ingaggio per venire al Napoli? Possibile che un ragazzo napoletano non possa dire di sognare il Napoli, altrimenti la cosa gli viene anche ritorta contro?

    Il fatto che Criscito sia tentato da Psg o Inter è l'effetto, non la causa. Sarebbe bastata un'apertura maggiore e l'affare si sarebbe concluso. Diritti d'immagine, politica rigida sugli ingaggi, possono complicare la vita al Napoli, e al lavoro di Bigon, esemplare fin quando non arriva il momento di concludere. Non a caso Preziosi è deluso, anche perché giorni fa si prese la responsabilità di dare l'annuncio dell'affare, praticamente chiuso.

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