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  • Nazionale, Zenga: 'Buffon è ancora il numero uno al mondo'
Nazionale, Zenga: 'Buffon è ancora il numero uno al mondo'

Nazionale, Zenga: 'Buffon è ancora il numero uno al mondo'

Walter Zenga ha parlato alla Gazzetta dello Sport : "Se penso a Courtois-Buffon, la prima immagine che ho davanti in realtà è quella di Conte".

E perché?
"Passato, presente e futuro: Antonio si girerà verso una porta e vedrà chi lo ha fatto stare tranquillo per cinque anni, si volterà dall’altra parte e ci troverà chi farà lo stesso nei prossimi. Per un allenatore avere un gran portiere è una fortuna: parti già bene. In questo il calcio non è mica cambiato: un portiere e un centrale difensivo che tirano giù la serranda, un play alto o basso che fa giocare la squadra, un attaccante che la butta dentro. Chi ha vinto, ha vinto così».

E l’Italia ha vinto molto più del Belgio.
"Sì, ma mica male la scuola di portieri del Belgio. Al Mondiale ‘86, io ero in panchina, c’era una sfilza di fenomeni e Pfaff arrivò terzo senza nulla da invidiare ai vari Schumacher, Shilton, Dasaev, Zubizarreta. Poi Preud’homme, siamo quasi coetanei: era il mio preferito assieme a Vitor Baia. E vogliamo parlare di Mignolet? Fa panchina solo perché c’è Courtois, ma nell’amichevole di novembre ricordo almeno due parate da paura, roba da non capire come le aveva fatte".

Andiamo al dunque: oggi Buffon è il numero uno al mondo?
"Certo che lo è, e a 38 anni non è mica facile. Lo è per la carriera che ha alle spalle e per come continua a viverla. Avete idea di che stagione ha fatto quest’anno? È stato quello del 2006, visto che si parla di decenni".

Come fa?
"Gigi ha un pensiero in testa, sempre: 'Come fare per'. E’ il confine non sottile fra uno normale e un fuoriclasse. Uno che dice che vuole giocare il suo sesto Mondiale non può non chiedersi 'come fare per': lui si è già risposto, cercherà di andarci pensando giorno dopo giorno. E non sbaglierà l’uscita più importante".

Che sarebbe?
"Anche, e forse soprattutto, per un portiere quello che fa la differenza è il momento di smettere. Io l’ho fatto quando mi sono accorto in allenamento che non andavo più: quando decidi devi essere ancora un giocatore importante, non già un ex".

Courtois è subito dietro Buffon?
"Sì, perché è già arrivato al livello di Neuer. Anche nell’incarnare il prototipo del portiere moderno".

Dall’alto di 199 centimetri è più facile o più difficile?
"Più facile se la natura ti ha dato reattività – lui ce l’ha, basta vedere cosa fa sulle conclusioni ravvicinate – da unire alla stazza: così rende facile quello che in realtà è molto difficile".

Una cosa in cui si rivede in Buffon e in Courtois?
"Fra i portieri ci sono solo somiglianze fisiche: non si possono fare paragoni perché è troppo soggettiva l’interpretazione tecnica del ruolo. Buffon è unico, Courtois è unico".

Ok, allora il punto di forza di Buffon.
"Faccio una premessa: non parlo di rendimento fra i pali, perché se non sei forte in porta il portiere cosa lo fai a fare? E neanche di difetti: con due portieri così passerei per eretico. Detto questo: per Gigi, visto che il resto si sa, dico la reattività, che a 38 anni è rimasta la stessa. Ho avuto negli occhi per due giorni la parata che ha fatto sulla punizione di Balotelli in Milan-Juve di aprile".

E di Courtois?
"Facile: la copertura della porta e dello spazio area. Usa benissimo i suoi due metri e l’apertura delle braccia per chiudere tutto lo specchio. Su qualunque tiro, fateci caso, fa sempre e subito un passo avanti: spesso decisivo".

A 24 anni Buffon era più o meno forte di Courtois?
"Non c’è risposta, perché bisognerebbe portare 'quel' Buffon nel calcio di oggi, e non si può. Non è retorica, ma ognuno ha i suoi tempi e ognuno deve saper vivere il suo. Cosa che Gigi fa da un sacco di anni".

Dunque cosa ha ancora Buffon in più rispetto a Courtois?
«Quattordici anni, appunto. Dunque la carriera, dunque la personalità che Courtois deve ancora consolidare. Gigi è un capitano, un allenatore in campo, il termometro della squadra. Courtois, almeno da fuori, mi sembra uno più silenzioso, meno leader già compiuto".

Fa per forza la differenza, nel rendimento di un portiere?
"No, però aiuta: soprattutto la squadra e soprattutto in tornei così, quando devi bruciare tante partite in poco tempo".

E dopo Buffon, Courtois e Neuer?
"Gli altri abbastanza staccati: compreso Casillas, che rispetto a Buffon mi sembra calato abbastanza. Però Lloris non mi dispiace: è un buon portiere".

Belgio-Italia: se una buona difesa aiuta un buon portiere, Buffon sta meglio di Courtois?
"Più che altro Wilmots sta peggio di Conte, perché deve adattare almeno due difensori: Ciman a fare il laterale e Alderweireld a fare il centrale. L’unico adattamento a cui deve pensare Conte, semmai, è quello che gli può servire per giocarsela in maniera più o meno offensiva".

Però Wilmots ha oggettivamente più qualità a disposizione.
"Non c’è dubbio, ma forse l’Italia ha più equilibrio, più identità di gruppo. Conte sta facendo di una nazionale una squadra e la differenza può farla la mentalità di tutto il gruppo e non di un solo reparto: l’Italia non si difende, ma sa difendere bene".

Chi passa nel girone?

"Italia e Belgio. Non so se anche la terza, e non so chi sarà, nel caso".

L’Italia dove arriva?
"Io dico fra le prime quattro".

E chi vince l’Europeo?
"La Francia. Proprio una bella squadra, vedrete".

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