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  • Negli States, Mancini junior batte Nesta: 'Fuori dall'Italia mi trovo bene. Il cognome pesa'

    Negli States, Mancini junior batte Nesta: 'Fuori dall'Italia mi trovo bene. Il cognome pesa'

    Ieri Andrea Mancini, figlio del tecnico Roberto, ha esordito nella seconda divisione statunitense battendo il Miami di Nesta con i suoi New York Cosmos. Il ragazzo, classe 1992, ha dichiarato alla Gazzetta dello Sport: "Queste sono esperienze che ti fanno crescere. Calcisticamente impari a conoscere nuove culture. Non molti italiani si mettono in gioco e vanno all'estero. Anche se ora, molti di più. Ma io fuori dall'Italia mi trovo bene. Mi piacerebbe restare qua. Giovanni Savarese è un allenatore molto preparato e questo è un bel gruppo. Il cognome pesa, perché sono sempre stato il soggetto di paragoni scomodi con mio padre. Poi perché se gioco, qualcuno può dire che vado in campo perché sono il figlio di Mancini. Per cui sei costretto comunque a dare il 200 per cento. Comunque prima di venire qua ne ho parlato con lui e ha appoggiato la mia idea americana. Mi ha detto che questo è un calcio ancora in evoluzione, che deve crescere. E dunque facevo bene a sfruttare l'occasione adesso. Fra qualche anno avranno più soldi da investire e sarebbe più difficile firmare un contratto, perché potranno permettersi i grandi campioni. Le ripeto, mi piacerebbe restare: molto meglio qui che non nella serie B o C in Italia. La serie A? Nel calcio non si sa mai. Ci sono esempi di gente che è esplosa più tardi ed è finita addirittura in Nazionale. Però realisticamente io sto bene all'estero e soprattutto qui; è tanto che sono fuori dall'Italia e rientrare non sarebbe semplice. E non mi riferisco solo al pallone. Mio padre è venuto a trovarmi quando ero a Washington, prima che iniziasse il ritiro con l'Inter. Poi da quando è stato mandato via non ce l'ha più fatta. Se sono tifoso? Simpatizzo per Lazio e Sampdoria (due delle squadre in cui ha giocato papà Roberto, ndr). E anche per il Galatasaray, perché quando è stato lì papà mi ha impressionato l'ambiente: pubblico, società... Mi è proprio rimasto dentro. Mio padre non si è mai intromesso nelle mie vicende calcistiche proprio per evitare ché la gente pensasse che ero un raccomandato, ma ci sentiamo prima di ogni partita e mi dà sempre suggerimenti preziosi".

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