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  • Nicchi:| 'I nostri arbitri sono tornati grandi'

    Nicchi:| 'I nostri arbitri sono tornati grandi'

    Intervista al presidente dell'Aia.
    Nicchi: "Stop alle insinuazioni, i nostri arbitri sono tornati grandi".
    "Giudici di porta indispensabili. Nel 2006 gli internazionali italiani erano 7, adesso sono 10".
     

    Marcello Nicchi dopo la riconferma a presidente degli arbitri aveva citato Obama e il suo «Il meglio deve ancora venire».

    Che dice del dopo Milan-Juve?
    «Ho sentito dei commenti di grande buon senso. Le parole di Gigi Buffon sono da rimarcare. Si può ancora parlare di calcio senza buttarla in gazzarra e soprattutto dare un esempio positivo ai giovani: perdere fa parte del gioco, come le decisioni dell’arbitro. E vi chiedo: non è più bello così? La gente è stufa di polemiche».


    Ma il rigore concesso da Rizzoli lei come lo giudica?
    «In campo era da fischiare. Da spettatore dico che si è discusso per ore sull’anatomia di un braccio, dove inizia e finisce l’ascella. Ci vuole una cultura sportiva nuova. L’arbitro decide in una frazione di secondo. La moviola è un’altra realtà. Metterle a confronto le due cose non ha senso. Quindi...».

    Quindi?
    «Allenatori e giocatori dovrebbero evitare in campo proteste plateali. Non solo, i dirigenti dovrebbero evitare di fare i tifosi, rilasciando dichiarazioni a caldo che sono come benzina sul fuoco. Mi riferisco a Moratti? Parlo in generale perché il problema è generale. Ma sia chiaro: insulti non ne accettiamo. Gli arbitri devono essere tutelati perché senza di loro non si gioca».

    Tagliavento dopo la brutta direzione di Juve-Inter ha dichiarato: «Sì alle critiche, no alle insinuazioni sulla buonafede». Concorda?
    «Su ogni virgola. Non siamo permalosi, ammettiamo e continueremo ad ammettere i nostri errori. Il nostro compito è migliorarci sempre, limitando gli sbagli. Parliamo di professionisti che si allenano ogni giorno: per questo non sono accettabili frasi e insinuazioni tipo «arbitro incapace» o peggio «svista voluta». Ci vuole rispetto: che facciamo quando un grande giocatore manca un gol da pochi passi, diciamo che lo ha fatto apposta o che può capitare? Certe parole vanno pesate. E lo dico da presidente di una associazione devastata da Calciopoli. Oggi siamo ritornati grandi: nel 2006 gli internazionali erano 7, adesso 10».

    Avete introdotto a tempo di record i giudici di porta. Che cosa risponde a chi sostiene: «creano confusione»?
    «Sbagliano di grosso. Gli arbitri addizionali sono indispensabili perché il calcio è cambiato. Oggi un Rivera si ritroverebbe a mal partito, come i fischietti di un tempo. Compreso il sottoscritto. E poi si parla senza conoscere i dati: da inizio stagione sono state prese 35 decisioni dai giudici di porta, 31 corrette. Occorre solo perfezionare i meccanismi: Collina all’Uefa ci ha messo tre anni. Vedrete che altre federazioni ci seguiranno. Anche perché la tecnologia, a parte il gol non gol, probabilmente non passerà mai. E non certo per nostra volontà».

    Divisione della Can in due e solo 21 fischietti per la Serie A. Sono possibili modifiche a fine stagione?
    «Si può ottimizzare qualcosa, ma in generale va bene così».

    Il designatore Braschi quando arbitrava mostrò in pochi secondi il rosso diretto a tre giocatori dell’Inter: gli fu permesso di spiegare il motivo. Perché non fare lo stesso in episodi particolari, tipo Maggiani e il gol annullato a Bergessio?
    «Si potrebbe fare e magari si farà, però deve esserci una cultura diversa. Ecco, se Buffon non resta una caso isolato e non si cerca di utilizzare l’arbitro per coprire le mancanze della propria squadra, allora siamo sulla buona strada. Al momento siamo lontani».

    Secondo lei gli addetti ai lavori conoscono il regolamento?
    «Molto poco e questo alimenta comportamenti sbagliati. Bisognerebbe lavorare dal basso, ma i vivai in Italia sono quasi spariti. Sembra che i problemi del calcio italiano siano solo gli arbitri. E gli stadi, la violenza, le scommesse?».

    Ha davanti 4 anni di presidenza, poi ha detto che si ricandiderà...
    «Era una battuta. Ci sono tante cose da fare per rendere forte l’Aia. Devo tutelare le sezioni periferiche, gli arbitri di tutte le categorie rivedendo i rimborsi fermi da 19 anni. E poi formare nuove generazioni di dirigenti e rafforzare l’autonomia. Anche economica. La nostra associazione è libera come non mai. Forse a qualcuno dà fastidio...».
     


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