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  • Pagelle calciomercato Torino: la sufficienza, poi tante scommesse

    Pagelle calciomercato Torino: la sufficienza, poi tante scommesse

    • Alessandro Salvatico
    Non sempre il buongiorno si vede dal mattino: il rovesciamento del proverbio è la sintesi del modus operandi adottato dal Torino nel calciomercato estivo 2014. Al netto della cessione di Immobile, inevitabile anche per la situazione di comproprietà con una Juventus che voleva unicamente monetizzare, le operazioni in casa Toro erano partite per il meglio: il ritiro anticipato dovuto ai preliminari di Europa League aveva visto Ventura poter disporre di un organico quasi al completo fin dal primo giorno, tale era stata la rapidità con cui Petrachi aveva portato a termine un gran numero di operazioni. Già, “quasi”, perchè c'era in sospeso l'esiziale questione-Cerci, protagonista di una telenovela diventata psicodramma con l'inserimento di tweet “hackerati”, e sostituito all'ultimo giorno da un elemento (il pur bravo Amauri) non paragonabile, non futuribile, e soprattutto non gradito alla piazza. Questo finale, unito alla dilettantesca gestione degli extracomunitari (due mesi per avere Sanchez Miňo, mentre per Bruno Peres si è dovuto sacrificare lo stimato Vesovic non essendo riusciti a piazzare all'estero nessuno tra Avramov, Rodriguez, Stevanovic e Diop) lasciano con l'amaro in bocca quei tifosi che pure avevano iniziato l'estate con grandi speranze.

    ARRIVI. Il pacchetto di difensori centrali diventa probabilmente uno dei più completi e meglio assortiti d'Italia, con l'arrivo dei giovani nazionali Jansson (svedese) e Gaston Silva (uruguayano); sulle corsie laterali, Vesovic sacrificato sull'altare della norma extracomunitari viene sostituito da Bruno Peres, mentre il ritorno di Masiello alle spalle dello svincolato Molinaro non entusiasma particolarmente. In mezzo al campo ci si attendeva più di Ruben Perez come alternativa a Vives, mentre il gruppo delle mezzali vede innesti di quantità e qualità con Nocerino, Benassi e Sanchez Miňo, accanto a El Kaddouri ri-prestato (stavolta con diritto di riscatto). Sconcertano invece i soldi spesi per i riscatti di Barreto e Larrondo, continuamente deludenti, e se Quagliarella è un sostituto all'altezza di Immobile risulta difficile pensare lo stesso di Amauri (comunque voluto da Ventura) in luogo di Cerci. Scommessa onerosa (3,2 milioni) quella di Josef Martinez, apparentemente con buone possibilità di essere vinta.

    PARTENZE. Già ampiamente trattato della doppia cessione di Alessio Cerci e Ciro Immobile, 35 gol in due, per il resto di fatto non si registrano altre partenze significative, oltre a quella di Vesovic, prestato al Rijeka, e del Pelado Rodriguez, passato all'Hellas. Non vengono riscattati i prestiti Pasquale (Udinese), Tachtsidis (Catania), Kurtic (Sassuolo) e Bellomo (Chievo), mentre vengono lasciati liberi a fine contratto Berni  (sostituito da Castellazzi) e Meggiorini e si rescinde il contratto con Gorobsov. Lasciata al Milan la seconda metà di Comi, e persi senza un perchè i giovani Gatto (Siena, poi fallito), Vita (Monza) e Cinaglia (Ascoli), ci sono poi vari prestiti semplici: i fratelli Gomis si sfideranno in B (Alfred all'Avellino, Lys al Trapani), Verdi per il secondo anno all'Empoli (resta in comproprietà con il Milan), derby umbro fra Diop (Ternana) e Parigini (Perugia). Il Cittadella riscatta la metà di Pippo Scaglia, mentre in cadetteria giocheranno un anno anche Chiosa (Avellino) e Stevanovic (Bari).

    BILANCIO. Cerci e Immobile portano nelle casse di Urbano Cairo la bella sommetta di 30 milioni (bonus compresi) di euro: un tesoretto che pochi altri club in Italia possono vantare. Eppure, il colpo più “costoso” di tutto il mercato granata è costato appena 3,5 milioni (Quagliarella): numeri che dicono chiaramente come sia mancato l'acquisto in grado di elevare vistosamente il livello della squadra. Il saldo fra entrate e uscite parla di un guadagno di 6 milioni per la società, cui aggiungere un certo risparmio sul monte ingaggi e gli introiti derivanti dalla qualificazione all'Europa League; tecnicamente, il bilancio è positivo per quanto riguarda il rafforzamento del terzetto difensivo, discreto per il centrocampo e nettamente in perdita in attacco.

    VOTO: 6. La valutazione deve tenere conto di tutto il lavoro compiuto da fine maggio a oggi, senza farsi trascinarsi in maniera umorale dalla delusione per un finale inaspettato e indesiderato. Come detto, l'arrivo di Amauri, 34 anni e un paio di stagioni alle spalle, in luogo del brillante e trascinatore 27enne Cerci (ma anche Quagliarella è pur sempre un 31enne al posto di un 24enne, Immobile) non può non abbassare drasticamente il voto. Ma a centrocampo c'è l'iniezione di un po' di quella qualità di cui il settore mediano aveva disperato bisogno, mentre in difesa sono arrivate valide alternative sugli esterni, peraltro a inizio ritiro con l'opportunità di lavorare sin dal primo giorno con Ventura. Innegabile però che i denari incassati, l'Europa conquistata e con un girone abbordabile avanti a sé, la Coppa Italia che inizia dagli ottavi di finale, siano elementi che gridavano a Cairo la necessità di fare quello sforzo in più, quello fatto solo per Bianchi 6 anni or sono, per approfittare del bel momento che la società stava attraversando. Un'occasione perduta; chissà se e quando si ripresenterà.

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