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  • Palermo, Alvarez:| Uno sprinter particolare

    Palermo, Alvarez:| Uno sprinter particolare

    • D.V.

    Ricomincia da Palermo. A 31 anni. Riparte ancora da un'isola l'avventura di Edgar Alvarez. Proprio come gli era successo sette anni fa, quando sbarcò a Cagliari per il debutto in Italia. Da allora ne ha collezionate di corse sulla fascia destra. A volte con scarsa fortuna (a Messina e Livorno), altre volte con la velocità di un ghepardo (a Pisa e nel primo campionato a Bari, con il suo allenatore preferito, Giampiero Ventura). Già, quando sta bene e sente fiducia, il nazionale honduregno (45 presenze e 3 reti nella maggiore rappresentativa del suo Paese) diventa inafferrabile. Non a caso, brucia i cento metri in 11 secondi.

    Il soprannome gli è rimasto cucito addosso, da quando Francesco Totti lo ribattezzò nella Roma: Alvaretto. Ha cambiato cinque maglie, dopo la stagione tra i capitolini, ma per tutti ha continuato a essere Alvaretto. 'Al capitano piaceva così - confida Alvarez a proposito di Totti -. Mi ha sempre voluto bene, e poi quel soprannome mi ha portato fortuna. Anche se le cose non sono andate sempre per il verso giusto'. Poi spiega: 'Dopo le annate negative a Messina e Livorno, sono rinato con Ventura. Prima a Pisa e poi in A nel Bari. Purtroppo, però, l'anno scorso tutto è andato in frantumi, per via di una lunga serie di infortuni. Anch'io non sono riuscito a dare quel che avrei voluto. Ora ho tanta voglia di riscattarmi, di tornare il vero Alvarez. Palermo è il meglio che potesse capitarmi. Una piazza grande, un club blasonato, una città calda. Come piace a me'.

    Il calcio per Alvarez è ancora e sempre pura allegria. La sua incostanza di rendimento si spiega anche così. Quando perde l'entusiasmo, finisce per incupirsi. Fragilità caratteriale? Forse. Certo, con la tecnica e la velocità che si ritrova, il suo percorso sarebbe stato migliore se fosse stato supportato da un temperamento più tosto. A Palermo lo scopriranno presto. Il vezzo più curioso di Alvarez è concentrato nel colore delle scarpette. 'Mi piace cambiare spesso. Preferisco le tinte vivaci'. Una volta nel Bari si presentò con un originalissimo tricolore: rosso, blu e giallo. In realtà, anche nella vita privata, l'honduregno non è mai stato ancorato a lungo nello stesso porto. Ha avuto tre figli nel suo Paese, da altrettante compagne.

    (La Gazzetta dello Sport - Edizione Sicilia)

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