Cinque anni fa Vieri, due anni fa Ibrahimovic, stavolta Eto'o. Le stelle dell'Inter si accendono a Palermo e ci stampano la doppietta. Dal ritorno in serie A, una vittoria (ai tempi di Del Neri) in 13 partite: il gap con l'Inter resta enorme. Ricordiamo ancora i bolidi di Ibrahimovic che trafiggevano Fontana. Eto'o, invece, danza davanti a Munoz, che tenta ingenuo di chiappar palla allungando lo zampone. L'attaccante l'ha già spostata con un tocco morbido e impercettibile; la via è libera per il gol.

Più volte vittima di episodi di razzismo (in Saragozza-Barcellona stava lasciando il campo e fu fermato dai compagni), Eto'o ha fatto tanto per il suo Paese, dove sostiene parenti e amici. Tre figli più una bimba da una donna sarda che, dopo la prova del dna, riceve tremila euro al mese, due fratelli più piccoli calciatori, la passione per le auto ('non so quante ne ho') e per gli orologi: vita da chi riceve uno stipendio da 10 milioni di euro l'anno.

E siamo tornati al Palermo. Eto'o gode dell'intuizione di Rafa Benitez (aspetto da grande chef, ma di calcio) che l'ha liberato dai compiti difensivi, cui lo ha inchiodato il feroce Mourinho, restituendolo ai compiti di attaccante puro. Pastore si accanisce contro i legni, Ilicic segna il primo gol, l'arbitro non dà rigori a meno di lesioni personali gravi ma il nostro cartellino finale dà meritata vittoria dell'Inter.

(Giornale di Sicilia)