Ultimo derby di Miccoli senza Miccoli. Basterebbe come epitaffio su una partita che sembra già scritta; il Palermo non batte in casa il Bologna e dovrebbe sbancare Catania peraltro senza il suo giocatore più forte? Follie fantascientifiche, ancor più perché il Palermo non torna con i tre punti dal 'Massimino' da quel tragico 2 febbraio 2007. Meglio non ricordare quella giornata, che nulla ebbe a che spartire con lo sport. Adesso la squadra di Sannino si trova con l'acqua alla gola, condannata dalla sua morbidezza, dai risultati del Siena e dalle tenerezze del calendario del Genoa.

Eppure non ci sono altre soluzioni, tabelle da sognare o calcoli da immaginare: il Catania ha 19 punti in più, un mare di sicurezze extra, un gioco e giocatori dannatamente più forti. Eppure bisogna solo vincere. Non farlo sarebbe un biglietto di sola andata per il braccio della morte, giacché la matematica non condannerebbe ma il realismo sì. È il Palermo tecnicamente più scarso da quando è tornato in Serie A, l'esatto opposto del Catania: decrescendo contro crescendo. Sfida impari, Davide contro Golia e altri ghirigori di retorica.

In ogni caso, il Palermo ci proverà. Lo farà sulle ali degli attributi di Sannino, della spinta dei tifosi che stanno caricando a palla la partita ormai da settimane, con la summa raggiunta ieri pomeriggio nell'allenamento a porte aperte al 'Barbera'. L'orientamento è chiaro: sia pure retrocessione, ma con il placebo di quest'ultima soddisfazione (anche la rima). Basteranno un Ilicic a scartamento ridotto per la pubalgia, il pulcino Dybala o il tenero Hernandez, rientrato dieci minuti fa da un terribile infortunio? Probabilmente no, ma la speranza un paio di giorni prima è un comodo guanciale su cui poggiare la testa per sognare.