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  • Palermomania| La stagione dei centimetri
Palermomania| La stagione dei centimetri

Palermomania| La stagione dei centimetri

  • Daniele Valenti
Rispondiamo subito, così da estirpare il dente che duole: straordinaria. E quella della Sampdoria? Problemi - che problemi! - loro. Di sicuro il lessico italiano non aiuterebbe perché per i blucerchiati 'straordinario' è riduttivo. Ad ogni modo torniamo al rosa. Con l'organico sulla carta nettamente inferiore, il Palermo ha annichilito squadre come Fiorentina e Juventus. I numeri sono eclatanti: la classifica recita +18 sui viola e +10 sui bianconeri. Impensabile a inizio stagione. Gran parte del merito è di Rossi. Anche qui, questione di numeri: con Zenga 17 punti in 13 partite, con l'attuale tecnico 48 punti in 25 gare. Se prima il Palermo camminava come un catorcio, adesso corre come una Ferrari. In questa stagione è successo di tutto. Dall'addio inopinato e sofferto a Ballardini, che poi - misteri e alchimie del calcio - ha toppato alla Lazio, all'avvento altrettanto inopinato ma gradito di Zenga. Dai proclami di scudetto - fasulli: servivano solo ad attirare le attenzioni dei media - agli innovativi metodi di lavoro perpetrati in Austria. Niente ripetute, abc dell'atletismo pallonaro, ma tanta sabbia e forza esplosiva. Dai fantasiosi progetti tattici con il fiore all'occhiello Pastore sempre più confuso alla scoperta di Sirigu. L'unico segno sorridente che Zenga ha lasciato a Palermo. Corsi e ricorsi: un grande portiere che subodora un grande portiere. Dopo l'acuto rimbombante con la Juventus, ancora un gioco smozzicato che ha fatto tornare lo Zamparini d'antan: esonero e assunzione di Rossi. Mai scelta fu più azzeccata; peccato non averci pensato prima. Il 'Normal One' (una delle sue prime conquiste è stata questa semplice quanto efficace nomea) ha rimesso a posto i quadri in disordine: più lavoro fisico, meno marmellate tattiche in favore di un progetto coerente e lineare. Il 4-3-1-2 è diventato la declinazione consustanziale della squadra, un modulo che ha ridato linfa a tanti giocatori. Nocerino è tornato il gran centrocampista ammirato con Ranieri alla Juventus, la difesa è stata registrata meglio, Pastore ha cominciato a capire che il calcio in Europa non è soltanto poesia ma anche prosa, Miccoli ha segnato come mai in carriera, arrivando addirittura a sacrificarsi per la squadra. In mezzo a questi affreschi, la grande meraviglia. Prima ha rincuorato, poi ha lanciato, infine ha consacrato Hernandez. Sarà lui il perno del Palermo del futuro. Sette gol in scampoli di gioco per un ragazzo di neanche 20 anni sono grasso che cola, oro che luccica. Musica suadente. Parola non casuale, visto che Abel balla sempre dopo ogni gol. Beata innocenza, talentuosa gioventù. Tante vittorie per Rossi, da ascrivere a una sola grande cultura fideistica, quella del lavoro. Poche chiacchiere, zero promesse, tanta sostanza. Una nota di colore sarebbe stata il tocco di perfezione. A cosa alludiamo? Alla musica della Champions League, che nella prossima stagione non aleggerà sopra il mare di Palermo, ma sopra quello di Genova. Questione di chilometri per una storia che invece si è decisa per pochi centimetri. Quelli per cui Budan non ha segnato il 2-1 in Palermo-Sampdoria, quelli per cui nella stessa partita a Hernandez è stato fischiato un fuorigioco inesistente, quelli per cui la Samp ha espugnato l'Olimpico (due traverse della Roma e tanto, tanto Storari). Ma il calcio è così. Insondabile, come la strabiliante stagione rosanero. Straordinario, come la differenza che fanno pochi e apparentemente insignificanti centimetri.

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