A bocce ferme Lo Monaco scriverà un libro sulla sessione di mercato appena conclusa. Lo ha annunciato, trafelato, lo stesso amministratore delegato del Palermo, reduce da 10 acquisti e 13 cessioni in meno di un mese. Noi, più umilmente, ci limitiamo a scrivere una piccola critica. Nessun libello, per carità, solo osservazioni a nostro dire condivisibili. Premessa doverosa: a gennaio chi ha i buoni giocatori se li tiene. È stato il caso del Torino con Bianchi e dell'Atalanta con Denis, al di là della retorica 'pro domo sua' di Cairo da una parte e Marino dall'altra. 

Via gli ingaggi zavorra di Cetto e Budan, i volenterosi ma pericolosi come colibrì Bertolo e Zahavi, i carneadi Milanovic, Labrin e Pisano più i vari Giorgi, Ujkani, Lores, Sosa, Acquah e Brienza. Sul trequartista di Cantù stendiamo un velo pietoso: cessione incomprensibile, preferiamo fermarci qua. Gli arrivi sono un bel punto interrogativo: se c'è stato bisogno di rifondare la squadra, evidentemente si era sbagliato prima. Ottimi Sorrentino e Dossena, bene Aronica, poi una sfilza di scommesse di matrice fantasiosa e madrelingua spagnola, da Formica a Faurlin fino a Sperduti (battuta troppo facile) e Boselli.

L'attaccante, a detta di tutti, era ed è il crocevia della salvezza. Serve qualcuno che la butti dentro, e Boselli negli ultimi tempi non è stato una macchina da gol, tant'è che al Wigan era un comprimario. È da sognatori sperare che a quasi 28 anni, proprio a Palermo, trovi la strada della consacrazione, ma in tempo di crisi ci si appiglia a tutto. Se l'argentino non segnerà saranno guai. Poi il difensore che doveva arrivare e non è arrivato: dopo i saluti a Cetto, Labrin e Milanovic, numericamente non ci siamo, considerando che Gasperini gioca a tre. Al di là dei peli nell'uovo, il lavoro di Lo Monaco è stato buono. Sperando sia degno non tanto per un libro, quanto per scrivere la storia di una salvezza.