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Palermomania| Miccoli sta nel limbo

Palermomania| Miccoli sta nel limbo

  • Daniele Valenti
Su queste pagine abbiamo rimbeccato l'atteggiamento di Simplicio. Per mesi il centrocampista brasiliano ha parlato mostrando due facce: quella da attore consumato ('amo Palermo e voglio restare') e quella col sorriso sghembo, che pontificava temporeggiando fino a quando non ha potuto dissotterrare l'accordo con la Roma che affonda le radici nello scorso gennaio. Ha sfiorato la nuvola del risibile l'integerrimo Fabio (integerrimo il professionista) quando ha detto che a decidere è il suo procuratore, quell'affarista levantino di Gilmar Rinaldi. Come se il datore di lavoro si piegasse ai desideri di un dipendente. La summa della farsa si è raggiunta il giorno della conferenza stampa a sorpresa in cui dagli occhi si Simplicio è sgorgata una fontana di lacrime di coccodrillo. Anche Bresciano ha recitato a lungo, ma quanto meno non ha pianto lacrime di acqua tarocca. Ripeschiamo il recente passato per affrontare il presente. Miccoli è tentato. Il Birmingham, club che in un computo virtuale Italia-Inghilterra vale meno del Palermo, gli ha offerto un triennale da 2,5 milioni netti a stagione. Capiamo bene, però, che la moneta sonante vale più dei valori tecnici. In settimana si ricordava in una trasmissione locale come ai tempi del Benfica Fabrizio abbia rinunciato a un lauto ingaggio e alla Champions League perché a Lisbona non aveva trovato una scuola italiana per la figlioletta. Allungando il discorso fino a Birmingham: volete che in una piccola città dell'Inghilterra invece ci sia? Forse adesso le cose sono cambiate, perché Swami è cresciuta mentre il secondogenito Diego ha soltanto due anni e quindi potrebbe 'permettersi' tre anni in Inghilterra senza una scuola italiana. In ogni caso, questi sono discorsi che non ci competono, perché sono affari privatissimi di Miccoli. Come sono affari di Caliandro, l'agente del bomber salentino, le rimostranze pubbliche. Il procuratore ha dichiarato a mezzo stampa che vuole incontrare lo stato maggiore del Palermo. Di sicuro, non vorrà discutere di filosofia. Caliandro lo capiamo: è plausibile che non gliene freghi nulla della squadra, delle bandiere, dei tifosi. Lui deve badare a trovare più soldi per il suo assistito. Rientra nel normale ordine delle cose. Sabatini e Zamparini, giustamente, non hanno tardato a ricordare che i contratti vengono firmati per essere rispettati e che a Miccoli non verrà aumentato l'ingaggio, ben saldo al tetto salariale del club (1,2 milioni). Al massimo, potrà essere inserito qualche premio in base ai gol segnati. In altre parole il Palermo ha gentilmente detto 'ripetiti e avrai un regalo'. Fino a ieri sera in questa vicenda mancava la voce più importante, la direzione del coro. Quella del diretto interessato. Il 'Romario del Salento' ha diplomaticamente annunciato che 'di questa situazione, come di tutte le altre accadute in questi anni, ne parlerò, se del caso, con colui che mi ha dato fiducia più di tutti: il mio presidente'. Da notare bene: Miccoli non ha diradato le nubi sul suo futuro assicurando che rimarrà nella sua Palermo, la città che lo ha fatto diventare il campione che prima non era mai stato. Auspichiamo che dopo il faccia a faccia con Zamparini il numero 10 rosa si esprima in modo cristallino. La gente di Palermo apprezza la sincerità e si sforza di comprendere anche verità che fanno male. Al contrario, non ama l'ipocrisia. Considerazioni sparse. Cinque milioni per il cuore pulsante della squadra sono un po' pochini. Alla società non conviene. Certo, per un'offerta più alta - 8-9 milioni - la cessione non sarebbe un'ipotesi folle. Perché Miccoli ha quasi 31 anni, ha subìto un brutto infortunio e non ha una struttura fisico-atletica che dà l'idea di una carriera ancora lunghissima. A proposito di carriera: la Premier League ci sembra tutto fuorché il campionato adatto a Miccoli. Troppa intensità, gioco asfissiante e duro. Fabrizio, a nostro avviso, stenterebbe. Ma questi sono problemi suoi, deve decidere lui. I 2,5 milioni per tre anni, allo stesso modo, sono un suo 'problema'. Da affrontare di petto. Anche in ossequio ai galloni di capitano, che non sono soltanto un orpello.

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