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  • Palermomania:| Past...oro di razza

    Palermomania:| Past...oro di razza

    • Daniele Valenti

    Lodi sperticate, giochi di parole grotteschi, affetto popolare ed ebbrezza generale. Tutto su Javier Pastore, nuovo fenomeno non più soltanto del Palermo. Perché il cucciolo di Rossi ormai se lo coccolano tutti. Quando 'El Flaco' si presenta davanti alle telecamere, giusto per dirne una, i giornalisti se lo carezzano facendogli domande sempre dello stesso tenore: a chi ti paragoni? In quale grande club ti piacerebbe giocare in futuro? Ti senti un numero uno? Lui si schernisce, la parte del ragazzo con la testa sulle spalle gli viene perfetta perché non deve recitare, pur sapendo, sornione, di essere tra i più fini dicitori del panorama attuale.

    Domani si ritaglierà un altro pezzetto di paradiso, tornando in Nazionale: giocherà da trequartista nell'Argentina, che per i ruoli offensivi ha avuto e ha fior di giocatori. Anche questo è un indice della scalata iperbolica di Pastore. Dal piccolo Huracan all'Olimpo in due anni o poco più. Nel frattempo, quella piccola parte di sé rimasta ancora grezza va abbellendosi. Domenica, quando quasi da solo ha 'matato' il Catania, abbiamo assistito a una nuova evoluzione di Javier. A inizio gara, complice il fortino eretto dagli etnei, andava a cercarsi palla nella propria metà campo, sbiadendo a causa dei parecchi ripiegamenti la lucidità in attacco. Dopo mezz'ora il copione è cambiato: il Palermo ha iniziato a sfruttare le fasce e Pastore ha limitato il suo raggio d'azione, diventando un terminale micidiale.

    Con quella tripletta ha declinato al completo il verbo del goleador, segnando di testa, di destro e di sinistro. Un modo inedito di spaccare la partita. Finora, più che altro, il numero 27 era stato fine ispiratore. E qui si innesta il discorso infinito: è più Kakà o più Zidane? Pastore sembra che stia acquisendo le peculiarità dell'uno e dell'altro, dando vita a un bellissimo ibrido. Un 'Kakàdane' capace sia di tessere la tela del gioco sia di concretizzare con la firma finale il lavoro dei compagni. Rifinitore e finalizzatore, poeta di razza che decide le partite come sparato da un cannone. Anche quando un ginocchio scricchiola. È la razza dei grandi, che hanno impresse le stimmate del fenomeno. A soli 21 anni, è già partita un'altra scalata, quella al Pallone d'oro. Di questo passo vincerlo sarà un gioco da ragazzi per uno come lui. Come segnare una tripletta in un derby.

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