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  • Palermomania: più passa il tempo, più aumenta la rabbia

    Palermomania: più passa il tempo, più aumenta la rabbia

    • Alberto Giambruno
    E’ proprio così. E fin quando la squadra continuerà a dare delle risposte convincenti, non smetteremo di pensarlo: se retrocessione sarà, aumenterà ancora di più il rammarico per la quota salvezza più bassa degli ultimi anni. I quattro punti nelle ultime due gare, contro Napoli e Crotone, dimostrano che il gruppo rosanero ereditato da Diego Lopez è vivo. E che ha risposto ‘presente’ all’ennesimo scossone stagionale.

    Quella contro i rossoblù di Calabria non è stata solo una sfida del Sud, ma anche tra due squadre qualitativamente troppo limitate per la categoria: lo spettacolo al quale hanno assistito gli appassionati di calcio, per una gara incredibilmente posticipata alle ore 18 della domenica, non è stato certamente dei migliori. Ma contava vincere, e grazie a Nestorovski i tre punti sono rimasti (per la prima volta in stagione) al Barbera. Indispensabile l’attaccante macedone, sempre più catalizzatore delle azioni d’attacco rosanero. Da registrare positivamente la prova di Carlos Embalo, anche se vorremmo rivederlo all’opera contro difese ben più probanti.

    Come dicevamo all’inizio, la rabbia aumenta: in caso di vittoria contro l’Atalanta, e di contemporaneo passo falso dell’Empoli a Milano contro l’Inter, i punti di distacco dai toscani saranno cinque. E con uno scontro diretto ancora da giocare. Ma tutto questo contorno di una ‘rimonta da favola’ che farebbe appassionare anche il più pessimista dei tifosi, si va a scontrare con la realtà: che narra di un calciomercato, in entrata, pressoché inesistente. E di un patrimonio della squadra, Diamanti, sempre più destinato a scaldare la panchina. In fondo, ma non per importanza, la decisione del patron Zamparini (tutt’altro che condivisibile) di non premiare la Primavera rosanero con un’esperienza meravigliosa come il torneo di Viareggio. Nonostante tutto, per una settimana, proviamo a pensare all’Atalanta e nient’altro. Poi, come dicono a Parigi, “comu finisci si cunta”

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