Mentre il Palermo si trascina coi suoi passi pesanti verso la fine del campionato, Josip Ilicic resta fermo. Immobile in un cammino di involuzione impossibile da immaginare, difficile da accettare. Dov'è finito il fantasista che spaccava le partite con i candelotti di dinamite sul piede sinistro? Adesso il ragazzo sloveno non fa più nemmeno questo: tira poco in porta e quando lo fa la sua è un'idea velleitaria. Negli ultimi mesi Ilicic sta inciampando nella sua stessa ombra, perché avrebbe tutto per emulare i prodigi di un campionato fa.

Eppure le cose vanno diversamente. Spesso avulso dalla manovra, pigro nei recuperi, spogliato di mordente, sabato contro l'Udinese Ilicic ha anche acceso la rabbia dei compagni, cristallizzata nell'urlo liberatorio di Miccoli con ogni probabilità rivolto a lui. È vero, i panni sporchi si lavano in famiglia e dallo spogliatoio non devono uscire nemmeno le scorie, ma è troppo facile palpare un sentimento di insoddisfazione per un giocatore che potrebbe fare tutto e invece fa pochissimo. A parte la tripletta in Coppa Italia - fatue scintille nel buio - il suo rendimento, anche in termini di numeri, è preoccupante: solo due reti in campionato, una in Europa League e tante insufficienze in pagella.

Zamparini e le alte sfere rosanero hanno usato bastone e carota, scuotendolo e coccolandolo, ma l'inerzia non sembra voler svoltare. Ilicic è la massima espressione del calciatore discontinuo. La spiegazione non può che essere un rilassamento psicologico, perché i lampi di classe - purtroppo fini a se stessi - continuando a intravedersi. Il Palermo contava molto su di lui anche per realizzare a fine anno quella plusvalenza propedeutica all'auto-sostentamento, ma con questo andazzo i grandi club gli staranno lontani come Miccoli dal Bari. Forse per ridestare Ilicic ci vorrebbe la bacchetta magica. Qualcuno salvi il talento JoJo.