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  • Palermomania:| Sabatini l'anacronistico

    Palermomania:| Sabatini l'anacronistico

    • Daniele Valenti

    'Io non faccio il postino'. Sabatini - si dice - ha risposto così a Zamparini quando durante Palermo-Lecce il presidente gli ha chiesto di recapitare alcuni consigli tattici a Rossi. Poche parole che condensano lo spirito di Walter Sabatini, un uomo anacronistico. Un tipo apparentemente schivo solcato da una profonda onestà intellettuale che lo ha portato ad abbandonare la barca finendo in mare aperto. Senza curarsi della possibilità di venire dimenticato. Spesso in questi due anni e quattro mesi a Palermo ha ingoiato bocconi amari, come quando Zamparini assunse Ballardini bypassandolo. Bocconi amari sì, calpestamento della dignità lavorativa no. È così ha fatto quello che in Italia è diventato un istituto obsoleto, la rassegnazione delle dimissioni. Chissà quanti dovrebbero farlo e non lo fanno. Ma Sabatini è un galantuomo d'altri tempi. Niente flash, niente telecamere, niente apparizioni patinate. Ma la telefonata per avere informazioni non l'ha mai negata a nessun giornalista. Sempre cortese, educato e formalista.

    Serioso ma anche verace, disponibile e qualche volta un po' malmostoso, ma solo quando gli giravano vorticosamente. Integerrimo al punto tale da assumersi qualche volta colpe non sue. Professionale fino al midollo: Sabatini guarda ore e ore di dvd solo per conoscere un giocatore/carneade per il gusto di stare sempre sul pezzo. E se la prende con se stesso quando gli propongono un calciatore che non ha mai sentito nominare. Valanghe di libri probabilmente impilati sulla scrivania, perché Walter da Marsciano è una persona molto colta, che alla dialettica dà del tu. Valanghe di libri ma anche pacchetti e pacchetti di sigarette accatastati. Ecco, quello è il suo unico vizio: ahi ahi Walter, tabagista fanatico che di bionde ne fumi anche ottanta al giorno. All'Ata Quark Hotel, sede del calciomercato, si rinchiude nella sua stanza proprio per poter fumare in pace. Chi è entrato in quei pochi metri quadrati racconta di una nube di fumo che pizzica gli occhi.

    Con Sabatini è cambiato il modo di fare mercato del Palermo. Niente più acquisti costosi di gente già conosciuta in Italia; l'ex direttore sportivo rosa ha preferito battere le strade dell'estero, facendo del Sudamerica un avamposto. Dalla fabbrica dei talenti sono arrivati Pastore, Hernandez, Munoz (un giorno tutti capiranno che grande difensore è) e chissà quanti altri colpi in canna si è lasciato dietro Walter. Inutile chiedergli gente d'esperienza: lui è il talent scout antonomastico, chi tra mille sconosciuti ti individua quello bagnato dalla febbre del talento. Tergiversa che tergiversa - perché lui è uno molto certosino, forse troppo - finisce che qualche bel giocatorino te lo fregano pure.

    'Vuole risparmiare 5 euro', ha detto di lui quest'estate Zamparini con il sorriso sulle labbra. Non un sorriso da orecchio a orecchio, perché Sabatini qualche cappellata - che ci può stare - l'ha fatta. Savini, Morganella, Bertolo, Calderoni, Celustka, Glik, il totalmente inutile Blasi perché il Palermo era già imbottito di incontristi anche più forti, il terribile Melinte, che si racconta sia imparentato con la moglie di Zenga. Ma a sbagliare è solo chi non agisce. I ragazzini Laribi e Kasami sono tutta farina del suo sacco. Chissà se un giorno, quando esploderanno, gli addetti ai lavori lo avranno a mente. Di sicuro si ricorderanno di un galantuomo in paltò, con la sigaretta in bocca e con in mano una valigia di umanità e di grande sapienza calcistica. Una valigia di quelle che non compri insieme a un abito sartoriale.

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