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  • Palermomania:| Quella rischiosa dozzina

    Palermomania:| Quella rischiosa dozzina

    Mai, da quando è tornato in serie A, il Palermo si era trovato a due terzi del campionato senza obiettivi veri da raggiungere. Lontano un'autostrada dall'Europa, abbastanza al sicuro dalle sabbie mobili della retrocessione, il club rosanero rischia di vivere le ultime dodici partite tra inerzia e pigrizia. Due parole che fanno rima anche con mestizia. Già, perché senza reali motivazioni la spada di Damocle dello 'sbraco' pende a pochi centimetri dalla testa. E il Palermo, onestamente, non può permetterselo. Non soltanto per il rispetto dei tifosi e l'ossequio della morale dell'impegno (bla bla bla), ma perché ha bisogno di mettere in vetrina i gioielli.

    È risaputa la storia secondo la quale per camminare sulle proprie gambe - magari appoggiandosi ai sacri vincoli del fair play finanziario che non piace a Zamparini - la società di viale del Fante è costretta a cedere ogni estate un pezzo pregiato per sfornare una plusvalenza. Quest'anno gli indiziati sono Hernandez e Ilicic. L'uruguaiano fa a botte con gli infortuni, mentre lo sloveno si arrabatta nel vortice dell'indolenza, sconfessando le tante lodi che piovono sulla sua testa. Di sicuro, Zamparini e Cattani setacciano organico e prestazioni per schiarirsi le idee sul Palermo del futuro. Qualcuno ha disatteso le aspettative, qualcun altro partirà per esigenze proprie e/o del club, tanti altri devono guadagnarsi la riconferma.

    Emblematico, ad esempio, il caso di Della Rocca, pagato tanto al Bologna e che ha pagato dazio a un infortunio che lo ha torturato tra settembre a dicembre. Adesso Mutti non lo vede più di tanto, ma è auspicabile che negli ultimi mesi trovi più spazio. Stesso discorso per gente come Zahavi e Vazquez. Su Mehmeti, invece, le cronache languono del tutto: il sosia di Ibrahimovic - in viso, la stazza è proprio un'altra - ha avuto soltanto una chance, quando il Napoli aveva già banchettato al 'Barbera'. La speranza è che nel fortino palermitano si assista ancora a delle sane battaglie sportive. In barba all'assenza del fuoco sacro degli obiettivi.

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