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  • Palla e cuore: |Chievo, la carica dei cinquemila

    Palla e cuore: |Chievo, la carica dei cinquemila

    Il futuro passa veloce ai bordi del Bentegodi. Cinquemiladuecento ragazzi delle scuole calcio targate Chievo hanno sfilato domenica scorsa intorno al campo poco prima della sfida tra i ragazzi di Corini e la Fiorentina. Bel colpo d'occhio. Il progetto funziona. E il club gialloblù è riuscito ad attecchire anche in ambito nazionale. Loris Margotto, responsabile per il club della Diga di Scuola calcio Chievo, non può che non essere soddisfatto: «Il progetto, nato 15 anni fa con l'arrivo di Maurizio Costanzi come responsabile del settore giovanile, ha attivato un'opera di ristrutturazione curando in maniera importante il rapporto col territorio e le tante realtà veronesi che lo contraddistinguono. Sono nate tante scuole calcio affiliate a noi. Ma ci siamo spinti oltre, riuscendo a valicare i confini regionali. Oggi siamo rappresentati in molte regioni d'Italia: Friuli, Trentino, Lombardia, Emilia, Toscana, Lazio, Toscana, Abruzzo, Campania, Puglia e anche Sicilia. Il contatto è costante. Naturalmente chi è più vicino alla nostra realtà può partecipare con maggiore frequenza alle feste che organizziamo alla domenica per i ragazzi. Perché l'obbiettivo è proprio questo: far crescere i ragazzi attraverso il divertimento e l'educazione. Non tralasciamo l'aspetto tecnico. Ma la nostra filosofia è molto chiara: il Chievo vuole dare seguito ad un progetto sociale. Vogliamo trasmettere i nostri valori a chi entra in contatto con il mondo Chievo. Vogliamo avvicinare i bambini. E le loro famiglie. Tutti, nessuno escluso. Qui non si fanno graduatorie. Si vuole dare spazio al divertimento. Certo, se poi abbiamo la fortuna e la bravura di veder crescere in casa possibili campioncini, tanto meglio. Inizialmente però l'aspetto tecnico passa in secondo piano. Tutti devono sentirsi coinvolti. Toccherà a noi poi coltivare i vari talenti e cercare di instradare nel modo migliore i nostri ragazzi». Esempi non ne mancano: «Andrea Burato, oggi al Mantova, era un nostro esordiente. Suo fratello Marco, capitano della Primavera è stato preso dall'Illasi, società che ci è affiliata. Pure per Rigione è stato così. È arrivato dal Villazzano, un'affiliata trentina, per passare poi all'Inter e al Grosseto. Stessa storia per Alfonso, arrivato dal Montecchio e per Manfrin, attualmente in recupero dopo un brutto infortunio. Ecco, su di lui ci sono grandi aspettative». E il progetto continua. Ma non finisce qui. Con una punta d'orgoglio Margotto racconta che «la Primavera di oggi è formata da molti ragazzi cresciuti proprio nel nostro settore giovanile. Hanno fatto un percorso di crescita, li abbiamo seguiti passo dopo passo e vedere i frutti del nostro lavoro concretizzati sul campo è ti regala grandi soddisfazioni. Come buttare un occhio sugli spalti al Bentegodi e vedere che in tribuna ci sono 2700 persone in più. I genitori dei ragazzi che sfilano». Così vicini. Nel nome del puro divertimento. Calcio vero. Eccome se è vero.

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