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  • Pastorin: la lezione dei due Eusebio

    Pastorin: la lezione dei due Eusebio

    È stata, per me, la settimana dei due Eusebio: il grande campione mozambicano del Portogallo e del Benfica ed Eusebio Di Francesco, l'allenatore del non più sorprendente Sassuolo terzo in classifica.

    A metà settimana, all'Expo, ho presentato, con Barbara Facchetti, la figlia dell'indimenticabile Giacinto Facchetti (il "Giacinto Magno" di "Azzurro tenebra" di Giovanni Arpino) il libro, scritto da Paola Rolletta, "Finta Finta", edito da Aviani & Aviani (i proventi derivanti dalla vendita del volume verranno utilizzati dall'Associazione Time For Africa per sostenere le attività sportive della Scuola Secondaria di Mabilibili, distretto di Matutuine, Mozambico). Rolletta, giornalista freelance, da anni a Maputo, ha raccontato i giocatori che hanno scritto le più belle pagine del calcio mozambicano: in evidenza, soprattutto, Eusebio, il fuoriclasse che, al suo tempo, fu un gradino sotto soltanto a Pelé. L'occasione è servita per conoscere José Craveirinha, il maggior poeta del Mozambico, scomparso nel 2003, che nel '91 ricevette, primo autore africano, il premio Camões, il più importante riconoscimento in lingua portoghese. Craveirinha fu un appassionato di pallone, fece l'allenatore e insegnò ai propri giocatori ad amare i gol e la poesia, le parate e la letteratura, la rovesciata impossibile e il racconto folgorante. Affermò che attraverso il calcio si può conoscere l'anima di un popolo, di una nazione. E, ovviamente, fu un ammiratore di Eusebio, l'uomo che portò il Mozambico in cima al mondo. Ho avuto la fortuna di conoscere questo asso, di trascorrere ore e ore con lui, di apprezzarne l'umanità; lui che si ritrovò con la propria statua davanti allo stadio "da Luz" e finì per allenare i portieri del Benfica. Scrisse Eduardo Galeano, citato dalla Rolletta: "Figlio di madre vedova, giocava a calcio con i suoi molti fratelli negli spiazzi dei suburbi, dall'alba al tramonto. Arrivò sui campi di calcio correndo come corre qualcuno che fugge dalla polizia o dalla miseria che gli morde i calcagni. E in questo modo, sparato a zigzag, divenendo campione d'Europa a vent'anni. E allora lo chiamarono Pantera". 

    L'altro Eusebio, come detto, è Di Francesco. Un tecnico che da anni, al Sassuolo, a parte una parentesi negativa, ha sempre lavorato bene, molti fatti, poche chiacchiere, giocatori motivati, un gioco moderno, brillante, divertente, in grado di mettere in difficoltà chiunque. Ha trasmesso ai suoi ragazzi la grinta che aveva da giocatore, quel mai darsi per vinto, determinazione e caparbietà. Ecco un allenatore da prendere d'esempio. Ecco un professionista della panchina invero esemplare. Il Sassuolo in zona Champions League non è un caso. 

    Darwin Pastorin

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