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Paulinho: 'Aspetto la chiamata dell'Inter'

Paulinho: 'Aspetto la chiamata dell'Inter'

Occhi sul centrocampista brasiliano del Corinthians: "Segna, corre e ha senso tattico". Parola del ct Menezes.
Paulinho: «Ero impazzito per Stankovic ora aspetto l'Inter».
Ha il volto pulito. E nessun atteggiamento da divo. Eppure in Brasile è il calciatore più rock del momento dopo il solito Neymar. Josè Paulo Bezzerra Maciel Junior o più semplicemente Paulinho ha appena finito l'abituale battaglia ai video giochi con il rivale di turno, stavolta il compagno di nazionale Ramires. E ora, nel caffè dell'albergo che ospita la Seleçao, è pronto a parlare di Inter, del mito Zidane, di Xabi Alonso, di religione, del prossimo mondiale per club. Insomma, di tutto quello che gli ruota intorno in maniera vorticosa. Togliendogli il fiato. «Non sono nato campione. Per arrivare a questo punto ho lottato, ho sofferto, ho lavorato come un matto. Oggi sono molto orgoglioso di sapere che Paulinho è diventato un calciatore importante perché nella vita nessuno avanza per caso. Devo ringraziare Dio, mia moglie Barbara, la famiglia, i miei amici più cari». Punto e palla al centro. Si parte, naturalmente dal mercato e da un'Inter quanto mai interessata al gioiello del Corinthians. «L'Inter — spiega — è sempre stata la mia italiana preferita. Perché? Avevo un debole per Stankovic. Un giocatore che mi aveva fatto innamorare».

La società nerazzurra spera di perfezionare il suo acquisto durante il mercato invernale.

«Piano. Andiamo per ordine. In un calcio pieno di bla-bla l'Inter è l'unica società che è sbarcata a San Paolo e mi ha presentato un'offerta concreta».

Che non ha avuto successo.
«Quando tra luglio e agosto ho avuto il contatto diretto con l'Inter non ero ancora pronto a lasciare la mia casa e a partire per l'Europa. Per questo ho scelto di rimanere a San Paolo. Mi sentivo anche in debito con il Corinthians, col quale avevo appena vinto la Coppa Libertadores. Spero che i dirigenti nerazzurri abbiamo capito il mio stato d'animo. Ma l'Inter è l'Inter. Per un giocatore brasiliano è un punto d'arrivo. Un giorno verrò».

Quando?

«Dopo il mondiale per club deciderò il mio futuro e se l'Inter si farà ancora avanti ne parleremo. Ora, però, devo concentrarmi su Seleçao e Corinthians. È un dovere».

Cosa ne pensa della squadra di Stramaccioni?
«Ha appena vinto il derby. Può conquistare il titolo perché ha giocatori di talento ma sa anche combattere su ogni pallone. Proprio come me».

Proviamo a raccontare Paulinho: il suo idolo da bimbo?
«Zidane. Un genio del calcio. Peccato che non si possa fermare il tempo, sarebbe bello vederlo ancora danzare...».

I giocatori preferiti di oggi?

«Xabi Alonso e Busquets. Io ho un ruolo diverso ma li guardo volentieri in tv perché da talenti come loro c'è sempre qualcosa da imparare».

Lei è un altro tipo di centrocampista.
«Io segno di più. In questo campionato sono già a quota 11 gol. Niente male, vero? Non sono un centravanti ma quando ho il pallone giusto ho la freddezza da bomber».

La rete più bella?
«In questo torneo contro il Cruzeiro nel giorno del mio compleanno».

Lei è molto religioso: c'è un'episodio della sua vita che l'ha avvicinato a Dio?

«Nel periodo in cui giocavo in Polonia ero entrato in uno stato di crisi totale. Andavo sempre in panchina, soffrivo. Anche mia moglie soffriva. Ricordo di essere stato a un passo dall'affrontare a brutto muso l'allenatore. Sarebbe stato un disastro. Invece, in quel momento difficile mi sono avvicinato a Dio e ho capito che era la strada giusta. Una strada che non ho più abbandonato e che mi ha portato a diventare quello che sono oggi».

Un giocatore che potrebbe essere titolare ai prossimi mondiali in Brasile.
«Ringrazio il cittì Mano Menezes per la stima. I mondiali in casa sono una responsabilità in più. Tra l'altro in questo momento i tifosi creano problemi. Sono insoddisfatti della Seleçao, dovremo riconquistarli».

Prima ci sarà il Mondiale per club.

«Dovremmo trovare in finale il Chelsea. In ritiro scherzo molto con David Luiz, Ramirez e Oscar. Ma il giorno della finale nessuno avrà tempo per sorridere. Noi del Corinthians vogliamo riportare questa Coppa in Brasile. Manca da troppi anni».

Le squadre europee che segue con piacere in televisione.
«Nell'ordine: Bayern Monaco, Barcellona e Real».

E nel calcio italiano, Inter a parte?
«Guardo le partite del Milan e della Roma».

Perché l'hanno soprannominata Paulinho?
«È un diminutivo che mi porto dietro dai tempi del calcio a cinque. Beh, fisicamente non ero un colosso. Ora sono cresciuto».

Lei ha già vissuto un'esperienza in Europa nel Vilnius e nel Lodtz.

«È stata un'avventura. Non particolarmente positiva».

La partita invece che non dimenticherà?
«Quando abbiamo vinto la Libertadores con il Corinthians, dopo cento anni di storia del club. Un momento magico».

Se Paulinho non avesse fatto il calciatore quale strada avrebbe intrapreso?
«Sono nato con un pallone tra i piedi. Non ho mai pensato a niente di diverso».

Il guerriero dal gol facile esce di scena regalando un sorriso. A gennaio deciderà il suo futuro. Col Corinthians (che ora ha acquisito il 50% del cartellino dall'Audax e avrà l'ultima parola sull'eventuale cessione) è legato fino al 2015, con una clausola di quindici milioni di euro. Oggi ne vale già molti di più. Moratti ci pensa, ma anche il Bayern di recente s'è fatto avanti.


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