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  • Pellegrini trattata come Pantani: l'indecente tentativo di demolire un Mito

    Pellegrini trattata come Pantani: l'indecente tentativo di demolire un Mito

    Come volevasi dimostrare. Federica Pellegrini non era ancora uscita dalla vasca dell'Aquatic Center di Londra che la canea dei detrattori, dei tecnici di nuoto improvvisamente emersi in ogni piscina televisiva, degli esperti di bracciate quando in realtà si tratta di braccia sottratte all'agricoltura, si è scatenata con una furia iconoclasta degna di miglior causa. 

    La primatista mondiale dei 200 e 400 stile libero, la fuoriclasse che nei 200 era imbattuta da 5 anni  - e 5 anni nel nuoto sono un'eternità - si è piazzata al quinto posto nelle due gare individuali in cui è scesa in lizza ai Giochi di Londra. E allora? Cos'è, Federica: un robot? Una donna bionica, indistruttibile, invincibile? Forse Federica non ha il diritto di perdere se Allison Schmitt e altre tre rivali stavolta sono andate più forti di lei? 

    Flop. Naufragio. Alla deriva. Scoppiata. Affogata. Annegata. L'eleganza di alcuni titolisti è stata degna di un tamarro, la fantasia un optional. 

    Ma il resto? E tutto ciò che Federica ha dato allo sport italiano in questi anni, dov'è finito? Possibile che in molti abbiano la memoria tanto corta? Eppure, a 24 anni da compiere il 5 agosto, la Pellegrini ha conquistato 2 medaglie olimpiche (oro nei 200 a Pechino, argento nei 200 ad Atene); 6 medaglie ai mondiali (in vasca lunga, oro nei 200 e nei 400 stile libero nel 2009; oro nei 200 e 400 stile libero nel 2011, argento nei 200 stile libero nel 2005 e bronzo nei 200 stile libero nel 20o7) e ha stabilito 2 record mondiali che tuttora detiene: 200 e 400 stile libero.

    Ancora: alzi la mano chi, prima delle Olimpiadi, cioè sino a venerdì scorso, dubitava dei magnifici risultati che l'atleta veneta avrebbe certamente ottenuto. Non ce n'è stato uno che non abbia partecipato alla rincorsa al carro della Sicura Trionfatrice, salvo lanciarsi immediatamente a terra ai primi segnali di sconfitta.

    Fra ieri sera, stanotte e stamane, abbiamo letto di tutto e di peggio: analisi tecniche frullate in salsa gossipara; malignità assortite sugli amori finiti o cominciati e sui cuori spezzati; calcoli interessati circa l'incidenza degli spot girati da un'autentica icona dello spot mondiale sul nmro degli allenamenti sostenuti. Come se Federica non si fosse coscienziosamente preparata alle Olimpiadi, scoprendo che i chilometri macinati, la fatica sostenuta, le risorse nervose e psicologiche necessarie per vincere ancora, purtroppo non siano bastate. Stavolta.

    Ora la Pellegrini vuole respirare. Vivere. Per tornare ad essere protagonsta ai Giochi di Rio. L'ha annunciato lei stessa e non c'è ragione di dubitarne. Ma è proprio in un mmento così amaro della sua carriera che mrita rispetto, considerazione, gratitudine. Invece, è in atto un inaccettabile, indecente tentativo di demolire un Mito. E' lo stesso trattamento a suo tempo riservato a Marco Pantani, eroe dello sport, corridore mai trovato positivo a un controllo antidoping eppure vilipeso e infangato in modo ignobile. Quando pedalava nella leggenda, come scrisse un suo cantore poi fra i primi a voltargli le spalle, Marco veniva idolatrato. Dopo la porcata di Campiglio, in troppi gli voltarono le spalle.

    Federica sappia che, chi ama lo sport, oggi per lei ha solo applausi. E li avrà sempre.

     

    Xavier Jacobelli

    Diettore Editoriale www.calciomercato.com 

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