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  • Pernambuco: Conte, ringrazia Elkann!

    Pernambuco: Conte, ringrazia Elkann!

    Gli antijuventini (specie che non amiamo, afflitta da sindrome vittimistico-masochistica) dovrebbero fare un monumento a John Philip Jacob Elkann, detto Yaky. In un colpo solo è riuscito a rendere simpatica la strana e improponibile coppia Conte-Tavecchio. Il primo continua ad essere ossessionato da una specie di paranoia che lo rende sospettoso e permaloso oltre ogni limite; il secondo, fin dal suo insediamento, è  divenuto preda costante d’una bestia inesorabile: il ridicolo. E’ inutile ricordare quello che è stato capace di esternare, in una manciata di mesi, il Presidente della Figc, ma il suo ultimo refrain è irresistibile. Quando  critica la Juve (parla di “lite temeraria”, di sentenza della Corte Costituzionale che conferma le ragioni della Federazione) alle fine, con un bel sorriso, dichiara: “Certo, sarebbe bellissimo che la Juventus vincesse la Champions!”. E ci mancherebbe che fosse triste, ma soprattutto non c’entra niente con il resto del contesto, anzi sembra la bonaria presa in giro d’un parroco di campagna verso il chierichetto discolo. E’ comprensibilissimo che un tipo del genere alla Juve, e non solo, sembri del tutto inadeguato al ruolo che ricopre. 

    Ma, detto questo, Tavecchio fa benissimo a chiedere che “Conte sia lasciato in pace”. Dopo il vero-falso, grave-leggero incidente a Marchisio,  Elkann  non filtrato e non guardato a vista da qualche bodyguard della comunicazione, c’è cascato e a margine di un convegno ha sparato il noto siluro a Conte, sul fatto che spreme e spacca i giocatori. Un siluro malevolo quanto gratuito. Poi ha insistito, col ditino alzato, dicendo che “Conte deve capire la differenza tra selezionatore e allenatore e deve decidere se passare alla storia come il Ct con più infortuni”. Purtroppo Conte, e qui sta la debolezza dell’ uomo, ha risposto. Con toni patetici, ha detto: “Questo non me lo diceva quando allenavo la Juventus”. Il fatto poi di essere difeso da uno come Tavecchio non lo aiuta, ma Elkann noto per dichiarazioni che definire all’ “acqua tiepida”  è dir troppo (ricordiamo quando disse che Allegri era tifoso della Juve da sempre e che, con orgoglio, la stessa Juve sarebbe stata la spina dorsale della Nazionale di Conte) ha perso due occasioni per tacere.

    Fra l’altro, non ci vuole molto per capire che Marchisio è di gran lunga, con Bonucci il quale però ricopre un altro ruolo, il giocatore più spremuto della Juve. Un motore che non si è fermato un momento, se non grazie a una santa (per lui) squalifica e che quindi al ritiro di Coverciano non è arrivato freschissimo. E poi sul centrocampista juventino si monta un caso nazionale senza aspettare una diagnosi più approfondita? Ora, per Bertolacci infortunato cosa urlerà Preziosi e  per Pasqual, claudicante, si scateneranno le ire di Della Valle? Florenzi, invece, era già arrivato malconcio, ma certamente Conte ha contribuito ad affossarlo….

    Sì, quel giovin signore torinese, che con la sua bella faccia da putto quarantenne, alimenta una dannosa polemica contro chi ha contribuito in maniera determinante a far risorgere la “sua” squadra decotta, non rende un buon servizio alla Juve. Juve, invece, perfetta nel non rispondere alle provocazioni d’un “impunito” Carraro, il quale non solo ha teorizzato  come “doveroso” il suo intervento sugli arbitri “per vegliare sul campionato” quand’era Presidente della Figc, ma ha suggerito, alla Società bianconera di lasciar perdere istanze e riparazioni nei confronti della stessa Figc.  

    Purtroppo Conte, nevroticamente appassionato alle provocazioni che subisce, non sa tacere  anche se forse c’è del vero nel fatto che la sua adrenalina debordante  non riesca ad essere assorbita dall’ allenamento quotidiano. Il discredito della Federazione e la costante disaffezione nei confronti della Nazionale, certo non lo aiutano. Uno come Tavecchio poi (che comunque lo ha voluto) non si era mai visto e  se prima i club ritenevano la convocazione un’ opportunità per valorizzare un giocatore, oggi la considerano un rischio. Così, per assurdo, ad amare la Nazionale sono restati solo quelli che parlano un italiano stentato, nati in un paese lontano: gli oriundi.

    Fernando Pernambuco

     

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