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  • Pernambuco: e Pallotta approdò nel Paese delle meraviglie

    Pernambuco: e Pallotta approdò nel Paese delle meraviglie

    Siccome la “realtà è sogno” come diceva Calderon de la Barca, sognare è un’attività altamente produttiva. Cosa di meglio del marketing dei sogni che avviene in questa particolare stagione calcistica, dove tutto sembra finito, ma in realtà fermenta il futuro? Si sognano riscatti e conferme, si fanno  formazioni reali e immaginarie, si stilano conti. Così nasce un bel gioco, a metà tra il Fantacalcio e Monopoli. I giornalisti cercano scoop, i tifosi sognano, i dirigenti parlano a mezza voce. Tra le righe o direttamente, mentre i colpi di mercato virtuali si confondono con quelli reali. Si immaginano riscatti e conferme, si spia il mercato dell’ odiato vicino, ci si esalta e ci si abbatte per un acquisto ipotizzato ma ancora non confermato. E’ un aspetto del calcio bello e surreale al tempo stesso, un gioco di società che coinvolge un sacco di persone.

    Di solito i dirigenti o i presidenti in questo periodo parlano poco: per lo più smentiscono, negano, rispondono con sorrisi, fanno parlare gli uffici stampa.  Invece James Pallotta, il presidente della Roma che stimiamo per il suo piglio manageriale e per la presa di posizione contro l’accondiscendenza verso i tifosi violenti, ha parlato. Ha parlato un po’ di tutto, cedendo, ahimè, talvolta anche alla notazione prettamente calcistica. Pragmatico com’è, ci aspettavamo un’impostazione soprattutto tecnico-economica con risvolti anche di politica capitolina. Invece James, forse sperando di tener vivo l’amore peraltro sempre ardente dei tifosi romanisti, ovvero di spingere la campagna abbonamenti, ha parlato a tutto campo, spiccando voli magici per i quali non sembrava portato.

    Dopo aver eletto Garcia il Ferguson di Roma, lo ha bacchettato per una delle poche dichiarazioni sensate esternate dall’allenatore francese quest’anno. Emulo di Monsieur Lapalisse, Garcia ha osservato che “effettivamente esiste un gap con la Juve”, tornando coi piedi per terra dopo la sbronza invero eccessiva, dovuta alla conquista del secondo posto. Con 17 punti di differenza dalla prima e nemmeno una finale di coppe (nemmeno la Coppa Italia) che doveva dire? Invece no! Pallotta  ha ripreso il suo allenatore, dicendo che in fondo questo gap non esiste. Ma soprattutto ha offerto una disamina tecnica degna di quei presidenti (quasi tutti) che di calcio giocato ne sanno poco. “Come! -ha detto- Di che gap si parla? La Roma per tutto il girone di andata è stata incollata alla Juve! I problemi, semmai, si sono avuti nel girone di ritorno". Appunto: lo sa Pallotta che i gironi sono due, che marzo è il mese più crudele (lo si è ripetuto alla noia), quello determinante per la volata dello scudetto? Peccato che a marzo la Juve lo scudetto lo aveva già vinto in solitario…

    “I problemi - continua il presidente americano di Roma - poi sono stati di natura fisica e non di gioco”. E che vuol dire? Una squadra con molti infortunati è un problema reale, direttamente connesso a quello della panchina. Entrambi sono elementi determinanti per vincere e giocare bene, così invece sembrano solo scuse banalmente sconcertanti. Ce ne sono stati di buffetti anche per la Nike, accusata di non saper “diffondere adeguatamente magliette, calzoncini, tute della Roma, mentre con un po’ di sforzi si potrebbero ottenere introiti davvero interessanti, che non sono affatto da escludere in futuro”. Sull’attrattiva  esercitata dalla Roma in ambito planetario, per cui pacchi di magliette giallorosse a Tegucicalpa o a Juneau farebbero furore, ci sarebbe da discutere. Forse alla Nike, dopo opportune ricerche, hanno deciso di focalizzare e concentrare i punti vendita, ma si sono trovati di fronte ad una difficoltà quasi insormontabile. Il merchandising di tutte le squadre italiane sconta pesantemente il fattore pirateria. Andate ad un derby qualsiasi e vedrete che le decine di bancarelle intorno agli stadi, vendono sciarpe e magliette taroccate a prezzi ribassati sotto l’occhio paterno dei vigili urbani. All’estero non è così e non solo per i proverbiali fatturati di Real o Barcellona. Chi falsifica, duplica, smercia materiale non originale (dai Cd, alle borse, alle magliette..) se non va in galera, si vede immediatamente sequestrata la merce. Il businnes del falso invece in Italia impera. Con una concorrenza sleale di questo tipo forse anche Adidas e Puma penserebbero di ridurre i costi di diffusione.

    Dopo qualche parola sul nuovo stadio che si “farà”, Pallotta ha rassicurato i tifosi affermando che un nuovo staff tecnico di preparatori è stato ingaggiato e che prevede “un futuro di grandi successi, con l’acquisto di almeno due attaccanti di valore”.Tutto bene insomma, sia per la stagione passata in cui non c’è stato per la seconda volta nessun gap con la Juve, sia per il merchandising se la Nike si sveglia, sia per il mercato passato e futuro. Sì, il calcio è sogno e James stavolta è salito in groppa al suo cavallo alato, che lo ha portato direttamente nel Paese delle Meraviglie.   

    Fernando Pernambuco

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