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  • Pernambuco: Juve, non sei la migliore

    Pernambuco: Juve, non sei la migliore

    Nelle sue ultime dichiarazioni il Presidente Andrea Agnelli ha, come al solito, dimostrato pacatezza, lucidità e capacità di guardare al futuro. Facile, direte, con la concorrenza che c’è in giro. Però una strana frase, ad alto tasso di ermeticità, non lasciava presagire il meglio oppure prevedeva il peggio oppure era buttata lì tanto per smuovere un po’d’acqua nelle inamidate maniere juventine.

    La frase era questa: “La Juve può battere solo se stessa!” Formulazione orfica, ambigua come tutti i responsi oracolari. Che vuol dire? Che la Juve non ha avversari? Che se perde non è per merito altrui, ma per demerito proprio? Che la Juve di oggi deve essere meglio di quella di ieri? Sul primo punto è meglio sorvolare, semplicemente perché in Italia, nell’ ultimo decennio, c’è chi ha fatto meglio. Quattro scudetti, una Coppa Italia e un secondo posto (ma i secondi posti non li ricorda nessuno) in Champions, non valgono il famoso triplete. Forse l’ ultima ipotesi è la chiave di decifrazione. Chiave, ahimé per lui, smentita dai fatti. E non da ora. Bensì dal giorno dopo la finale di Champions. 

    Non abbiamo mai sottoscritto le lodi ad un inizio di mercato temerario e affrettato. La cessione di Tevez è stata subita, quella di Vidal non opportuna senza un sostituto all’ altezza; la salute di Khedira era chiacchierata da tempo; Dybala una scommessa azzardatissima. Ma la pecca maggiore è stato l’assoluta indifferenza per la difesa. Cominciamo da qui.

    La difesa. Un Buffon invecchiato di un anno, un investimento su un buon portiere che non è un fenomeno  e la presenza del brillantissimo (nell’ Empoli) Rugani non bilanciano il gerontocomio claudicante rappresentato da Chiellini e Barzagli. Il volonteroso Caceres non ha mai brillato per saldezza fisica. Evra è un usatissimo sicuro, mentre Lichsteiner appare sempre più mentalmente logorato. In questo parterre pare a rischio anche l’esordio di Rugani, perché Bonucci da solo non basta. Meglio la difesa dell’Inter.

    Il centrocampo. Qui ci si è dimostrati particolarmente lungimiranti. Con la partenza di Pirlo si è aperta una voragine tecnica. Infatti l’idea che Marchisio, forse il centrocampista più duttile della scena europea, possa ricoprire il suo ruolo, presenta il rischio dell’ insostituibilità. Prima, con Pirlo fuori, la Juve poteva giocare con profitto la carta Marchisio; ora con quest’ultimo fuori che carta giocherà? Asamoah? Khedira? Pogba? Pereyra? Nessuno di questi sembra adatto a fare il regista arretrato (di movimento o d’illuminazione, che dir si voglia). Vendere Vidal prima di avere già messo le mani su un centrocampista di lotta e di governo, è stato un’azzardo, che ora si paga con l’affanno e la relativa perdita contrattuale. Intanto continua la favola teorica del trequartista. Favola che confonde invece di far ordine. Meglio il centrocampo della Roma.

    L’attacco. Lasciato andar via Tevez a cuor leggero, si è scommesso su Dybala, che ha fatto un ottimo girone d’andata nel Palermo, squadra operante in contropiede, interamente dedita all’agilità e all’estro di un giocatore che si trovava di fronte a difese aperte. Di difese aperte la Juve non ne incontra quasi mai. Mandzukic è un volonteroso giocatore di massa (corporea) che non sembra adatto a Morata, il quale vorrebbe ricevere il passaggio più che dettarlo. Per di più, con gli esterni che si ritrova, la Juve fa pochi cross. Chi assicurava i passaggi filtranti sul centro erano Marchisio, Tevez e Vidal. Due non ci sono più, l’altro ora gioca troppo arretrato. Zaza forse verrà provato nell’ ultimo quarto d’ora fatale. Meglio…Qui siamo alla pari con Roma e Milan. Non osiamo fare confronti europei, bastano e avanzano quelli domestici.

    Vabbe’ che il calcio di luglio e d’agosto non conta, comunque le partite è sempre meglio vincerle o almeno mettere in mostra potenzialità interessanti. D’interessante c’è stato il quarto d’ora di Pogba contro l’Olympique Marsiglia. Il calcio sulla carta, quello del  mercato, purtroppo per la Juve ,coincide col calcio giocato del campo. Tutti e due sono mediocri.

    Caro Presidente se la Juve deve battere se stessa, cioè quella di ieri, bisogna dire che ha già perso. Almeno oggi, era più forte la Juve di ieri.

    Fernando Pernambuco

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