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  • Pernambuco: la sindrome Berlusconi

    Pernambuco: la sindrome Berlusconi

    Conoscerete di certo la sindrome di Stoccolma o quella di Stendhal, detta anche sindrome di Firenze. Quest’ ultima è uno stato di crisi individuale, che determina spossatezza, smarrimento e insicurezza per aver provato troppe emozioni al cospetto d’innumerevoli opere d’arte. Prende il nome dal famoso scrittore francese, che ne fucolto all’ uscita da Santa Croce a Firenze. Ora abbiamo avuto ennesima conferma, se mai ce ne fosse stato bisogno, di una nuova sindrome: quella di Silvio. Trattasi nella fattispecie, non solo di negazione della più palmare evidenza, ma anche di affermare esattamente il suo contrario . In più, all’opposto degli svenimenti provocati dalla bellezza, ci si sente esaltati dalla bruttezza. Alcuni analisti la definiscono “stordimento da stato preadolescenziale che continua a perpetuarsi nella maturità con evidenti ribaltamenti della realtà”. L’essenza di un penoso caso calcistico che affligge una gloriosa Società meneghina è tutta qui: nella sindrome di Silvio, ovvero di un soggetto presidenziale il quale, di fronte al “disastro” di cui è il principale responsabile, ritiene che tutto vada per il meglio, che la sua squadra non abbia nulla da invidiare a nessuno, che i giocatori siano fortissimi e che mai e poi mai li cambierebbe con quelli della Roma, della Juve ecc. C’è da dire che la Juve, la Roma o il Napoli sono lì, a fare la questua in Via Rossi (addio gloriosa Via Turati…) per operare uno scambio completo fra le loro squadre e lo squadrone rossonero. Il fatto è che questo Milan pur eccelso, non ce la farebbe da solo a fare tre grandi squadre o forse sì, ma Silvio non vuole a nessun costo aiutare la concorrenza. E allora che gli altri si rassegnino: la rosa del Milan, da tutti ambita, non si tocca. “Tutto va bene, madama la marchesa”. Non si capisce, dunque, il tiro al piccione a cui debbano essere sottoposti un giorno sì, un giorno no, l’allenatore Inzaghi, il plenipotenziario depotenziato Galliani, il fido Tassotti (no, lui no: da anni è sempre lì un passo indietro a tutti e sempre pronto a sostituire qualcuno). 

    E invece occorre sommessamente dirlo. Sarebbe necessario riaffermare che loro c’entrano davvero poco e ricordare come “Er pasticciaccio brutto de Sor Silvio” cominci allorché, sfibrato dalle pretese filiali, con un colpetto di stato, affianca la bella Barbara al meno attraente Galliani. Ma la mossa è precipitosa quanto azzardata. Ben presto Silvio si trova prigioniero di Adriano. La mannaia liquidatoria che pende sul suo capo  è da ghigliottina francese (quella della Rivoluzione) tale da far vacillare anche lui. Schiacciato fra le smanie di Barbara e il commercialista di Galliani, Berlusconi inaugura la diarchia, da alcuni brutalmente definita quella della “Bella e la Bestia”. La decisione di dimezzare i poteri decisionali instaura un clima di sospetti, frena le iniziative e alimenta l’immobilità. Di fatto nessuno programma, nessuno traccia una rotta, nessuno comanda. Barbara sta al calcio, come un branzino al Monte Bianco. Galliani saprebbe cosa fare, ma chi lo obbliga, se è considerato il “vecchio che frena”, se il suo Seedorf è osteggiato da Barbara, che spinge per il giovane Inzaghi, con il vetusto slogan del “Potere ai giovani” o del “Nuovo che avanza”? Allora l’antico dirigente (in cuor suo avvilito da un trattamento da bassissima corte capitolina) tira i remi in barca. Seedorf fa buon viso a cattivo gioco, ma a ottimo contratto e Galliani sta lì sulla riva del fiume a vedere cosa trascina la corrente. Lui sa che le nozze con i fichi secchi( imposte dal Presidente) non si fanno, sa che Pippo è un bravo ragazzo ma ha appena smesso il grembiule e il fioccone delle elementari, sa che Barbara…E’inutile prendersela con il vecchio, astuto, navigato amministratore delegato, con il giovin allievo ancora imberbe, che non ha mai lasciato il banco delle giovanili. Inutile prendersela con lei. Che volete dire ad Alice nel mondo delle meraviglie? D’altra parte Galliani continua a percepire, Seedorf continua a percepire, Pippo ci prova e la rosa è bellissima, magnifica, stupenda!

    Pare che la Juve abbia proposto il cambio Pogba-De Jong e il Napoli prenderebbe volentieri Pazzini, cedendo Higuain. Il fatto è che questi impuniti non darebbero un euro di conguaglio al Milan. Un cambio alla pari? Silvio e la sua sindrome si sono fatti una risata, rispedendo l’indecente offerta ai mittenti.


    Pernambuco
     

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