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  • Pernambuco: Mino, ferma il declino

    Pernambuco: Mino, ferma il declino

    Caro Mino,
    ti scrivo, così ci distraiamo un po’. Ne abbiamo bisogno tutti (appassionati, giornalisti, commentatori, addetti ai lavori) in tempi tanto… Tanto difficili? Tanto caotici? Tanto oscuri? No. Ognuno di questi tre aggettivi ha una sua grandezza. Il tempo del nostro calcio, invece, è solo mediocre. Il merito principale va a chi lo rappresenta, a chi siede negli scranni più alti delle istituzioni; alle leggi astruse, complicate e poco efficaci che tendono a favorire la concorrenza di altri Paesi; infine all’ andatura lenta (aveva ragione Capello) che contraddistingue le nostre squadre. Un’andatura  talvolta confusa o presuntuosa. 

    Prendi le prime della classe, la Juve e la Roma. Hanno inciampato con le ultime in classifica, esibendo due difetti del loro dna. La Juve è presuntuosa: ieri sera contro il Cesena ha giocato a memoria con passaggi di prima regolarmente sbagliati, palleggi leziosi, triangoli sussiegosi. Bonucci è regredito al rendimento di qualche stagione fa, quando ancora si credeva er Beckenbauer de Viterbo; Pirlo campa di rendita dopo il goal all’ultimo secondo nel derby col Toro e saltella, sfiora, accarezza come un ballerino settecentesco per un galante rondo’. Vidal ha dato tanto alla causa e dovrebbe riposarsi un po’, almeno per ritrovare l’orientamento. Vabbè la Juve… E tu che c’entri? C’entri, perché il tasto dolente è anche Pogba. Lo stratosferico, quello che vale “200 milioni di €” (parole tue), quello che “tutti lo cercano, tutti lo vogliono/Pogba di qui, Pogba di là”. 

    Ieri, dopo qualche settimana di quasi assenza in campo, ha finalmente fatto vedere anche lui i suoi limiti di essere calcistico. Contasi un “delizioso” lancio per Morata e un bel tackle, poi è stato tutto un susseguirsi di incaponimenti contro due o tre avversari, di palle perse nella sua metà campo, di movenze zampillanti a esito zero. Dopo un bel fallaccio su solita palla persa per “eccesso danzante”, Allegri lo ha tolto dal campo (lo avesse fatto pure prima con Pirlo e Vidal sarebbe stato meglio per lui e la sua squadra). Ma il punto non è questo. Il punto è che continuando con l’esaltazione continua, calcolata sempre in milioni, miliardi, triliardi di sesterzi, svanziche e dinari, il “ragazzo campionissimo” si potrebbe sentire appagato e un po’ annoiato. Prefigurandogli un futuro di caviale e champagne, questo presente bianconero rischia di essere percepito come acqua fresca. 

    E allora magari lui si annoia, desidera almeno una gazzosa. Così prova a divertirsi, a far numeri: due, tre… via; palla di qua, palla di là. In ogni parte del campo, meglio se poco lontano dalla propria porta, con due avversari davanti. Per scacciare la noia ci vuole, infatti, un tocco di corrida, anche a rischio d’incornata. Mino, un consiglio per te e per lui. Non fare il paragone con Cristiano Ronaldo. All’opposto, ricorda al ragazzo, con la tua nonchalance e con la tua proverbiale grazia diplomatica, che ancora non ha fatto quasi niente, che Zidane è lontano e invece la panca è vicina. Giusto per tenere a freno un aerostato che rischia di perdere di vista il paesaggio.

    Con la Roma, diversamente che con la Juve, c’entri poco. Anzi, dopo che l’avevi quasi convinta a farsi comprare da te (peccato che non hai convinto l’Unicredit, però) non ti piace molto. Bisogna dire che la “Magggica” fa di tutto per non piacerti: generosa, brillante, ma troppo  confusa, aiutata in questo dal suo allenatore. L'arrembante Garcia  pensa ancora di avere Benatia e suppone che l’ottimo Florenzi sia terzino, centrocampista e mezz’ala. Doumbia, invece, non ha ancora capito cosa sia, ma lo fa giocare appena sceso dall’aereo. Comunque Mino, queste sono bazzecole. Preoccupazioni da principe o faraone del mercato. Ti chiediamo invece un aiuto, anche a costo di un tuo grande sacrificio. Sappiamo che ti sei candidato alla presidenza della Fifa, in “nome della democrazia”. Diciamo che la tua è una candidatura nobilitata soprattutto dal fatto che non vedremmo più Blatter, ma non hai molte possibilità di farcela e allora ti invitiamo a diventare presidente della Figc. Se non subito, inizia almeno la rivolta. 

    In fondo sai sei lingue, sei quasi laureato in legge, di calcio te ne intendi perché hai giocato e fatto l’allenatore. Hai girato il mondo. Rispetto a Lotito parli un italiano perfetto, in pubblico e anche al telefono. Recentemente ti hanno visto al Matusa, là dove gioca la terza squadra più blasonata del Lazio, oggi trafitta nel suo onore. Non coltivi ambizioni letterarie, non t’interessa vendere campi da calcio in sintetico. A Tavecchio puoi insegnare geografia, antropologia e creanza. Cosa aspetti, Mino? Vieni da noi, dacci una speranza. A essere sinceri non facciamo quest’appello per te. Lo facciamo per loro. Per quelle facce che da mesi pilotano un treno in pieno deragliamento, travolte non dall’ incapacità o dall’ incompetenza, ma da una creatura incommensurabilmente più forte: il ridicolo. Mino fa' qualcosa. Compra la Salernitana, ristampa un milione di copie di “Ti racconto il calcio”, vendi Beretta al Barcellona. E calca la corona. Ti aspettiamo. Abbiamo già lo slogan: “Mino Ferma il Declino.”

    Fernando Pernambuco

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