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  • Pescaramania: non fate passare Muntari per pazzo, squalificate Minelli

    Pescaramania: non fate passare Muntari per pazzo, squalificate Minelli

    • Valerio De Carolis

    Diciamolo, Muntari è impazzito di colpo. Dopo dieci anni di professionismo, dopo aver vinto il Triplete con l'Inter, dopo aver giocato nel Milan, dopo essere stato uno dei calciatori più conosciuti nel mondo, d’improvviso decide che a Cagliari, in una partita che non ha alcun significato, i tifosi di casa lo stiano insultando con cori e frasi razziste. È vero, Muntari è pazzo, non ci sono mai stati quei cori, non li ha sentiti nessuno e lui sta esasperando gli animi con il pubblico e deve essere ammonito. Presumiamo che questo sia stato il pensiero del direttore di gara, quando ha deciso di ammonire Muntari perché interagiva con il pubblico e gli alzava la voce, guardandolo dritto negli occhi. È assurdo tutto quello accaduto. Sarebbe il caso di intervenire pesantemente sull’arbitro Minelli. Dare una squalifica pubblicamente.

     
    Chi ama il calcio, lo segue in tutte le competizioni. In ognuna c’è sempre la stessa, ricorrente parola:” RISPETTO”. In Champions League, addirittura, il video ufficiale è “say no to racism” che tradotto in italiano vuol dire:” no al razzismo”. Forse per alcuni imbecilli, tifosi del Cagliari, ripetiamo, alcuni imbecilli, questo concetto non è presente nella loro educazione e cultura. Muntari parla di un ragazzino che lo insultava, questo significa che nella famiglia e nel suo gruppo di conoscenti è consentito utilizzare insulti razzisti. Resta però il fatto che, sul terreno di gioco, Minelli abbia sventolato il cartellino in faccia al calciatore biancazzurro. In quel momento, Muntari ha deciso di abbandonare il gioco, giustamente.
     
    Questo gesto ha, come sempre, diviso le opinioni dei tifosi. Chi è dalla parte di Muntari e chi, invece, si attiene ad un regolamento scritto che prevede l’ammonizione per il comportamento aggressivo dell’ex milanista. In occasioni come queste non ci sono, a nostro avviso, regolamenti da rispettare se non quelli della morale e della Costituzione italiana. Nell’audio delle immagini Sky, si sentono chiaramente i cori e gli insulti razzisti (nonostante i telecronisti e gli ospiti in studio dicessero il contrario, ma questa è un’altra storia), non si era inventato nulla e in quel momento, forse, andava tutelato il calciatore che con sguardo fiero, testa alta e attaccamento alle sue origini, indicava il suo braccio per far passare il messaggio della difesa del colore della propria pelle. Non poteva impazzire in un attimo per fare una sceneggiata, non era possibile questo e allora andava ascoltato, si chiariva la situazione, si placava l’animo del calciatore e si poteva continuare a giocare. Tutto era lecito tranne l’ammonizione. Un gesto che non ha alcun senso e che deve essere punito dall’A.I.A. con un comunicato ufficiale e con la sospensione del direttore di gara. 
     


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