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  • Pippo Russo: il Twente fa scuola, la Uefa stanga i club che lavoravano con i TPO

    Pippo Russo: il Twente fa scuola, la Uefa stanga i club che lavoravano con i TPO

    Dopo il Seraing tocca al Twente. È una dura vita quella dei club che scelgono di stringere una partnership con Doyen Sports Investments. Se n’è avuta un’altra dimostrazione ieri, con la pesante sanzione comminata dalla federcalcio olandese (KNVB) al Twente Enschede, i cui rapporti col fondo maltese sono stati addirittura ostentati. Con quali conseguenze, si vede adesso. Per il club è arrivata la mazzata di tre anni d’esclusione dalle competizioni Uefa, con multa da 42.500 euro. E non è ancora tutto, perché sui Tukkers pende la minaccia del ritiro dell’affiliazione alla KNVB qualora ulteriori accertamenti in corso dovessero fare emergere altre irregolarità. E è indicativo che il club non abbia presentato ricorso contro la sanzione. Evidentemente i suoi dirigenti sanno che non c’è modo di controbattere alle accuse, e magari sperano che mantenere un atteggiamento accondiscendente eviti un futuro inasprimento della punizione.

    Ma qual è stata la violazione che ha portato la KNVB a dare un colpo così duro? A determinarla è stata l’incompleta documentazione presentata alla commissione della KNVB che rilascia ai club la licenza per la partecipazione alle competizioni. Sotto ispezione è finita la documentazione presentata per il 2014-15, stagione nella quale il Twente ha partecipato all’Europa League. L’iscrizione a una competizione internazionale organizzata dall’Uefa comporta infatti accertamenti molto severi in materia di TPO e rapporti coi fondi d’investimento. Ebbene, la documentazione presentata dal Twente alla commissione licenze è risultata lacunosa. Il motivo di questa lacunosità è presto spiegato: il club ha un forte legame con Doyen Sports Investments, come è stato testimoniato dalla valanga di documenti pubblicati dal sito Football Leaks (LEGGI QUI). Fra questi ce n’è uno che riguarda l’accordo firmato nel 2014 fra il club olandese e il fondo, in base al quale il Twente assicura percentuali fra il 10 e il 50 per cento sulle future vendite di sette giocatori in cambio di un finanziamento da 5 milioni. Un accordo dal contenuto proibito per le regole Fifa e Uefa già nei giorni in cui veniva firmato, e ulteriormente messo al bando dopo la pubblicazione della Circolare Fifa 1464 del 22 dicembre 2014.

    Dunque i dirigenti del Twente hanno presentato alla KNVB una documentazione inaccurata, per ottenere l’accesso a una competizione dell’Uefa. E adesso pagano in modo pesante. A proposito dei quali il lavoro di whistleblowing fatto nelle ultime settimane dal sito Football Leaks è stato esemplare. La pubblicazione di documenti riservati sull’accordo fra Twente e Doyen ha spinto il presidente dei Tukkers, Aldo van der Laan, a rassegnare le dimissioni lo scorso 25 novembre (LEGGI QUI). E a questo punto non è da escludere che quei documenti abbiano dato alla commissione licenze della KNVB ulteriori motivazioni per sanzionare il Twente. Chi segue quotidianamente il sito Football Leaks sa quali traversie stiano affrontando i gestori, già costretti a cambiare più volte piattaforme (da Livejornal a Wordpress, fino all’attuale blog.ru). Ma il loro lavoro ha già causato degli effetti, e la sanzione al Twente è la consguenza più clamorosa.

    L’altro aspetto cruciale della vicenda è quello delle sanzioni. Quando la Circolare 1464 venne pubblicata, ci si chiese quali fossero le punizioni per i club che contravvenissero alla messa al bando di fondi e TPO, e se queste sanzioni potessero essere dure abbastanza da disincentivare i club dall’intrattenere rapporti coi soggetti della finanza speculativa. Ebbene, i fatti dicono che quelle sanzioni esistono e sono anche molto severe. Siamo già a due club puniti. Lo scorso agosto toccò al Seraing, che come il Twente si era legato a Doyen: per il club belga è scattato l’embargo di due stagioni sulle operazioni di calciomercato, oltre a una multa da 150 mila franchi svizzeri (LEGGI QUI). 

    Ciò che resta come dato di fatto è che intrattenere rapporti con le TPO sta diventando cosa parecchio scomoda per i club. Una verità che dovrebbe servire da monito anche per le società italiane che negli ultimi mesi hanno flirtato in modo disinvolto coi fondi. E a proposito di ciò, posso darvi due notizie. La prima: c’è un club italiano che di recente si è avvicinato parecchio a Doyen. La seconda: quel club NON è il Milan, nonostante l’attivismo di Adriano Galliani. Se ne riparlerà.

    Pippo Russo
    @pippoevai

     

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