Calciomercato.com

  • Pippo Russo: Fifa-Doyen, è guerra

    Pippo Russo: Fifa-Doyen, è guerra

    Doyen manda a dire. Lo fa come è suo solito, utilizzando il modello di comunicazione unilaterale “one to many”. Dicono, senza lasciare spazio a domande e ulteriori chiarimenti. È successo un’altra volta così due giorni fa, via comunicato Ansa (LEGGI QUI). E in questo caso il messaggio ha avuto come oggetto il ricorso presentato contro il divieto posto dalla Fifa alle TPO/TPI. Un ricorso depositato presso il Tribunale di Prima Istanza di Bruxelles, lo stesso che lo scorso 23 giugno ha mandato in crisi la macchina del Fair Play Finanziario congegnata dall’Uefa (LEGGI QUI). A poco più di un mese di distanza, il prossimo 24 luglio, quello stesso foro potrebbe emettere una nuova sentenza avversa ai tentativi di fare del calcio un settore dell’economia capace di regolazione e compatibilità economica. E ancora una volta sarà in prima linea l’avvocato Jean-Louis Dupont, lo stesso che difese Jean-Marc Bosman nel procedimento giurisdizionale che 15 dicembre del 1995 ha terremotato lo sport professionistico europeo (LEGGI QUI). Una strana parabola, quella dell’avvocato belga: che passa dalla difesa del calciatore come soggetto libero e autonomo sul mercato del lavoro, alla difesa dei soggetti finanziari che fanno dei calciatori degli asset di mercato da cartolarizzare.

    Ma non è questa la cosa che qui interessa. Ciò che spicca è la povertà di argomentazione con cui Doyen rende note le proprie ragioni e i motivi che hanno indotto a intraprendere il percorso in tribunale. Sempre i soliti slogan, frasi assertive e debolissime nei contenuti, facilmente controvertibili, come era già successo nello scambio di repliche fra Nelio Lucas e Calciomercato.com dello scorso 22 maggio (LEGGI QUI). Da allora el senhor Nelio non si è nemmeno dato cura di aggiornare la filastrocca, di renderla un po’ meno vulnerabile. Continua a rivendicare i due successi consecutivi del Siviglia in Europa League, tacendo che il club andaluso aveva realizzato un’altra doppietta in Coppa Uefa nelle stagioni 2005-06 e 2006-07, cioè ben prima che Doyen sbucasse dal nulla. Insiste a dire che l’anno scorso l’Atletico Madrid “ha rotto il duopolio” formato da Real e Barcellona, tacendo sul fatto che quest’anno il duopolio è stato ripristinato e l’Atletico è rientrato nel rango delle terze forze: e dunque, al momento, l’exploit colchonero del 2013-14 rimane il frutto di una stagione eccezionale. Il senhor Nelio tocca addirittura livelli sublimi di vaghezza quando afferma che “il Porto regolarmente arriva nelle ultime fasi della Champions League”. Ma il Porto è ospite quasi fisso della Champions, da ben prima che scoprissimo l’esistenza di Doyen e del senhor Nelio Lucas, grazie al suo essere espressione di un campionato nazionale dove ci sono tre club storici a costruire un oligopolio, e dietro di loro un panorama di club espressione di cittadine che in molti casi non varrebbero la Lega Pro in Italia. Dove starebbe il prodigio di avere il Porto “regolarmente nelle ultime fasi della Champions League”?

    Ma soprattutto l’argomentare di Lucas e di Doyen si fa confuso laddove si specifica che il fondo non ha mai esercitato pressioni su club e calciatori per determinare un trasferimento; con tanto di specificazioni sul fatto che Doyen agisca “da TPI e non da TPO”, e sul suo limitarsi “a fornire prestiti come fanno le banche”. E qui, per l’ennesima volta, il senhor Nelio Lucas genera interrogativi più pesanti rispetto ai chiarimenti che crede d’aver fornito. Interrogativi cui ovviamente non risponderà mai. Li metto in fila, a partire dagli stessi argomenti del senhor Nelio.
     
    1. Se Doyen agisce fornendo “prestiti, come fanno le banche”, perché tanto insistere sullo sdoganamento di TPI e/o TPO? Se c’è in ballo soltanto del denaro prestato a una persona giuridica, allora Doyen è equiparabile a nulla più che una normale finanziaria. E dunque, perché mai parlare di diritti lesi in conseguenza della messa al bando di TPI e TPO? Aggiungo che, pure prendendo per buono che Doyen “agisce come una banca”, rimane il fatto che Doyen “NON è una banca”. E non mi pare un elemento secondario.
    2. Dato che Doyen agisce “fornendo prestiti come fanno le banche”, sarebbe possibile sapere a che tasso d’interesse presta il denaro? E che tipo di rivalsa è prevista in favore del fondo, nel caso d’inadempienza da parte del club? Soprattutto, fra gli oggetti di rivalsa possono rientrare anche i diritti economici dei calciatori? E ancora, giusto per risolvere ogni dubbio di sorta: sarebbe disposto, il senhor Nelio Lucas, a rendere pubblico uno di questi contratti che portano Doyen a agire “fornendo prestiti come fanno le banche”?
    3. E infine, venendo alla presunta differenza tra TPO e TPI, che secondo il senhor Lucas dovrebbe restituire una verginità all’agire dei fondi e degli attori finanziari, bisognerebbe che lo stesso senhor ci chiarisse dove stia questa differenza. Perché sarà anche vero che in caso di TPO il fondo è proprietario di una quota di diritti economici del calciatore, e che invece in caso di TPI esso “si limita” a aiutare il club finanziando una quota dell’acquisto del calciatore. Ma è anche vero che, quando poi quel calciatore verrà rivenduto, la differenza tra TPO e TPI svanisce, e l’esito è sempre quello: il fondo, o l’attore finanziario, incassa la propria quota sulla transazione, indipendentemente dal fatto che si tratti di Ownership o di Investment. Questi sono i fatti, ma se davvero il senhor Nelio Lucas ha argomenti che possano confutare questa lettura, li esponga. Ha qualcosa da controbattere a questa lettura delle cose, senhor Nelio Lucas?
     
    Interrogativi che, come al solito, cadranno nel vuoto. E intanto il rischio che dal 24 luglio si riapra al Far West è credibile. Anche perché Fifa e Uefa continuano a sbagliare condotta. Provino a spostare il terreno dello scontro dal tema della libera concorrenza fra attori economici a quello della dignità dell’essere umano, e del suo diritto a non diventare un asset finanziario. Su quel versante, né il senhor Nelio Lucas né l’avvocato Dupont troverebbero contro-argomenti. Perché non ne esistono.

    Pippo Russo
    @pippoevai

     

    Altre Notizie