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  • Pippo Russo: il calcio batte Boko Haram

    Pippo Russo: il calcio batte Boko Haram

    Ecco una storia di calcio che meriterebbe d’essere diffusa in modo capillare, così diversa eppure così vera nel raccontare le virtù del gioco che nonostante tutto continuiamo a amare. L’ha svelata la BBC nei giorni scorsi, e Calciomercato.com la riprende volentieri dando il proprio contributo alla divulgazione. Parla di militanti di Boko Haram (nome il cui significato è “l’istruzione occidentale è proibita”), la fazione del radicalismo islamico nata in Nigeria che a partire dagli anni più recenti ha preso a insanguinare parte del continente africano.

    L’ultima azione terroristica condotta da gruppo risale giusto ha ieri: un doppio attentato suicida a Kolofata, città camerunense sita in prossimità del confine con la Nigeria, che ha causato sette morti (LEGGI QUI). Un fatto di cui quasi non si trova pagine web in lingua italiana.

    I militanti di Boko Haram che vengono arrestati dalle forze di sicurezza nigeriane sono fatti oggetto di un processo di de-radicalizzazione. Nel loro caso, infatti, non c’è soltanto da scontare una pena per i crimini commessi. Bisogna anche estrarre i soggetti dal loro fanatismo, correggendone una visione del mondo che porta a dividere l’esistente tra confratelli e infedeli. Per questo si parla di de-radicalizzazione. Un processo molto difficile. Perché bisogna combattere le convinzioni interiorizzate dal soggetto, e perché quelle convinzioni hanno una forma dogmatica, refrattaria a ogni confronto.  Anzi, esse spingono il soggetto a richiudersi in se stesso quando altri provino a metterle in discussione. Per questo motivo il lavoro di de-radicalizzazione necessita soprattutto di pratiche, più che di un lavoro dialettico basato su idee e ideologia. E nelle carceri nigeriane in cui sono detenuti i militanti di Boko Haram si è scoperto che il calcio è una formidabile pratica di de-radicalizzazione.

    L’inviato della BBC, Will Ross, ha documentato i progressi ottenuti grazie alla pratica organizzata del calcio (LEGGI QUI). I detenuti vengono divisi in squadre da 6, e in quei gruppi vengono inseriti gli estremisti del gruppo islamico. Che dapprima si mostrano recalcitranti, e per diversi motivi. Certamente perché percepiscono quell’attività come un cedimento alle sollecitazioni fatte dall’istituzione carceraria, ma anche perché hanno una forte diffidenza verso il calcio. Che è il più globale dei giochi esistenti, portatore di un linguaggio e di un messaggio universali. Quanto di più destabilizzante si possa immaginare, per le fazioni del radicalismo identitario. Ma la resistenza dura poco, e quando infine i detenuti legati a Boko Haram si lasciano coinvolgere, ecco che inizia il loro cambiamento interiore.

    @Pippoevai

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