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  • Pippo Russo: il portiere, la bella, il centravanti. Ovvero: Freud al Tardini
Pippo Russo: il portiere, la bella, il centravanti. Ovvero: Freud al Tardini

Pippo Russo: il portiere, la bella, il centravanti. Ovvero: Freud al Tardini

Tutta colpa di Freud. Per settimane avevamo creduto che la rissa in campo avvenuta dopo il fischio finale di Parma-Napoli fosse stata causata dalla rabbia degli ospiti per via di un impegno dei padroni di casa giudicato eccessivo. E a partire da quella versione dei fatti si ebbe lo scatenamento dei commenti sull’irredimibilità del calcio, e poi sull’omertà dei protagonisti che preferirono mantenere la polemica all’interno del campo invece di darle un seguito con la denuncia dovuta. Ma giusto in queste ore si viene a conoscenza di tutt’altra versione. Niente animosità di squadra, niente questioni di traguardi da raggiungere e di motivazioni diverse. Piuttosto c’era di mezzo un confronto rusticano fra masculi di diversa fazione con una donna nel mezzo. Tutto scaturito da un contatto azzardato via social network, da cui si è infiammato il triangolo portandolo al livello della rissa. Ma non è ancora tutto. Perché il dato davvero piccante, quello che avrebbe mandato in sollucchero lo zio Sigmund, riguarda i ruoli calcistici dei due masculi che alle cinque della sera d’un pomeriggio di maggio si contesero la pulzella.

L’insidiato, che all’anagrafe è Mirante Antonio da Castellamare di Stabia, di mestiere fa il portiere e dunque si è votato a respingere ogni tentativo di violazione. L’insidiante, che all’anagrafe è Higuain Gonzalo da Brest, di mestiere fa il centravanti e dunque è un violatore seriale. E di norma l’intreccio fra i due ruoli sarebbe cosa ordinaria su un campo di calcio; con tutta la simbologia richiamata dal gol come deflorazione, e dalla parata come salvataggio della virtù, a costruire nulla più che un’allegoria. Ma le cose cambiano se succede che il portiere si ritrovi a difendere non già una virtù metaforica, bensì quella materiale – materialissima! – della donna sua. Che ha aspettato un mesetto buono per fornire al pubblico la sua verità.

Lei si chiama Chiara, è napoletana, e è stata la fidanzata di Mirante fino a poco tempo dopo il focoso confronto nel post-gara del Tardini. Pare che tutta la polemica nasca da un’avance fatta via Instagram dal centravanti alla donna del portiere. Un invito a incontrarsi, che lei riferisce al suo uomo. Quest’ultimo la prende malissimo, e se la mette da parte in attesa di incrociare sul campo da gioco l’insidiatore. Le cronache riferiscono che, come direbbe Vazquez Montalban, il centravanti venne schiaffeggiato verso sera. Nel senso che la rissa generale parte da un buffetto assestato da Mirante a Higuain, con reazione caliente di quest’ultimo. Sarebbe anche seguito un sms inviato dal centravanti al portiere, il cui contenuto non viene mai reso noto. Tutto accade a fine partita, come detto. Ma immaginate un po’ lo stato d’animo di Mirante ogni volta che vedeva Higuain puntare la porta. Deve aver provato sensazioni a metà strada tra i film di Ingmar Bergman e le commediole sexy all’italiana anni Settanta. E almeno il gol non gliel’ha concesso. L’onore calcistico è salvo.

Questa è la versione della giovane Chiara. Che ha aggiunto di aver visto concludere poco tempo dopo la storia d’amore col portiere del Parma. Staranno davvero così le cose? Non saprei. E aggiungo che, al di là delle suggestioni freudiane, il dubbio non mi appassiona. Mi limito a notare che la notizia della confessione affidata dalla giovane Chiara è stata corredata, sui vari siti web, da gallerie fotografiche in cui la ragazza è ben lieta di mostrare le sue pregevolezze fisiche, a partire da un lato B sul quale l’obiettivo casca con un’assiduità sospetta. Pubblicità gratuita, ma senza alcun secondo fine. Ci mancherebbe solo che qui ci si mettesse a malignare sui motivi di questa pubblica confessione da parte della giovane Chiara, che fino a ieri era una perfetta sconosciuta e adesso si gode la fama. Però non posso fare a meno di ricordare il modo in cui gli appassionati di calcio conobbero Belen Rodriguez, quando ancora era soltanto la fidanzata di Marco Borriello.

Accadde a gennaio 2007, quando la sconosciuta soubrette argentina rilasciò un’intervista alla Gazzetta dello Sport, raccolta dal “nostro inviato nel privée” Francesco Velluzzi. Per giustificare la positività del boy friend al controllo antidoping effettuato dopo un Milan-Roma del novembre 2006, Belen si assunse le colpe dicendo che era tutta colpa di una micosi trasmessa da lei a lui causa rapporti sessuali non protetti, e curata con una pomata al cortisone consigliata da lei. Parole di troppo, ma non per lei che di lì a poco sarebbe diventata la Belen nota a ogni italiano. Lui invece, qualche tempo dopo, confessò il fastidio per quelle esternazioni troppo esplicite, e disse che la storia del doping gli aveva fatto perdere la fidanzata. Situazioni che si ripetono? Vedremo. Ma stavolta Freud non c’entrerà nulla.
@pippoevai

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