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  • Pippo Russo: Paco Casal e il diritto degli uruguaiani a guardare la nazionale in tv

    Pippo Russo: Paco Casal e il diritto degli uruguaiani a guardare la nazionale in tv

    La partita della nazionale come diritto inviolabile. È attorno a questo principio che a breve potrebbe partire un contenzioso in Uruguay. Motivo: la mancata trasmissione in chiaro della gara giocata lo scorso 13 ottobre dalla nazionale contro la Colombia, valevole per la qualificazione ai Mondiali di Russia 2018. L’Uruguay l’ha vinta in modo perentorio: 3-0. Ma a godere di quello spettacolo sono stati soltanto i clienti del canale televisivo Tenfield (LEGGI), il cui proprietario è un nome noto del calcio mondiale: Paco Casal, il boss del calciomercato uruguayano. Casal in patria è un’istituzione, considerato come un benefattore per aver condotto centinaia di calciatori uruguayani verso la carriera nel ricco calcio europeo (LEGGI QUI). Ma che adesso, per la prima volta, rischia l’impopolarità.

    La polemica è scoppiata nelle ore di vigilia della gara, quando è stato chiaro che Tenfield non avesse intenzione di trasmettere in chiaro e gratuitamente la partita della nazionale. E a quel punto è partita una richiesta ufficiale rivolta ai responsabili della stazione televisiva affinché consentissero a tutti gli uruguayani di fruire della trasmissione. A firmare questa richiesta (LEGGI QUI) è stato un soggetto denominato Institucion Nacional de Derechos Humanos y Defensoria del Pueblo (INDDHH). Sì avete letto bene: diritti umani. Perché la legislazione uruguayana ha stabilito che la fruizione mediatica di una serie di eventi di particolare interesse pubblico rientri nella sfera dei diritti fondamentali del popolo uruguayano. Lo stabiliscono gli articoli 38 e 39 della Ley de Comunicacion de Servicios Audiovisual. Essi impongono “la radio-telediffusione in chiaro e in diretta simultanea gratuita” delle partite delle nazionali uruguayane di calcio e basket valevoli per le fasi finali delle grandi manifestazioni internazionali o per le qualificazioni a esse. L’INDDHH si è mossa dopo aver ricevuto sollecitazioni dal Centro de Archivos y Accesso a la Informacion Publica (AINFO), dall’Instituto de Estudios Legales Y Sociales de Uruguay (IELSUR) e dalla Asociacion de la Prensa Uruguaya (APU).

    Dunque, una mobilitazione di soggetti di un certo peso. Che però non è bastata a smuovere Tenfield dalle proprie posizioni. Del resto, la stazione televisiva è diventata nel giro di pochi anni un attore di peso nel campo dell’acquisizione e commercializzazione dei diritti televisivi su calcio e sport in generale, con una sfera d’influenza che oltrepassa i confini uruguayani per proiettarsi in ampie zone del Sud America. Il suo anno di nascita è il 1998, e i suoi soci fondatori sono il già menzionato Paco Casal e due vecchie conoscenze del calcio italiano: Enzo Francescoli e l’ex difensore centrale di Lazio e Verona del periodo fra gli Ottanta e i Novanta, Nelson Gutierrez. Entrambi assistiti da Casal ai tempi in cui giocavano a pallone, poi passati a mettere su una ditta col loro mentore. In oltre 15 anni di attività Tenfield è diventato una potenza, e nel 2007 ha acquisito anche il network USA in lingua spagnola Gol TV (LEGGI QUI). Si tratta dunque di un attore mediatico che ha accumulato potere e influenza. Specie nel rapporto col mondo del calcio uruguayano, che dai club di taglia più ridotta alla federazione dipende dai soldi del network. Dalla federazione (AUF) Tenfield ha comprato i diritti sulle gare della nazionale uruguayana. E a partire dal momento in cui la polemica prende a infuriare il network chiama in causa proprio l’AUF. In modo più o meno diretto. Dapprima facendo filtrare l’argomento secondo cui “Tenfield ha comprato i diritti dall’AUF per farne sfruttamento commerciale”. Un messaggio che contiene anche una parte implicita rivolta alla federazione: “Se non saremo in grado di fare sfruttamento commerciale dei diritti, le prime conseguenze saranno per voi”. Il messaggio è stato ribadito pochi giorni dopo da Nelson Gutierrez, che di Tenfield è vicepresidente e in quel ruolo mostra la grinta da mastino dei giorni in cui randellava gli attaccanti. Interpellato sulle prossime mosse dell’INDDHH (LEGGI QUI), che minaccia di avviare una controversia legale sul caso, Gutierrez ha contrapposto argomenti molto strutturati in punta di diritto. Ha detto in primo luogo che la legge cui l’INDDHH si riferisce è ancora oggetto di una valutazione di costituzionalità, e dunque i suoi dettami non sarebbero da considerarsi al momento obbligatori. Ha aggiunto che Tenfield è un attore televisivo privato, e in quanto tale non può farsi carico di funzioni da servizio pubblico; e questo è francamente un argomento debole, perché dà per scontato che la vendita di un oggetto di pubblico interesse a un privato dia automaticamente a quest’ultimo ogni diritto di privatizzazione, quando invece rispetto a certi oggetti l’interesse pubblico va tutelato anche dal privato che li acquisisca. Invece Gutierrez è andato avanti su questa linea di ragionamento, sostenendo che Tenfield non può subire un “esproprio”. E infine ha tirato la stoccata all’AUF, dicendo che da un’eventuale trasmissione in chiaro delle gare della nazionale comprate da Tenfield la federazione potrebbe veder pregiudicati futuri guadagni. Chi vuol capire, capisca. La battaglia legale potrebbe essere lunga. Ma fra i due litiganti potrebbe essere il terzo a uscire con le ossa rotte.

    Pippo Russo 
    @pippoevai

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