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  • Pippo Russo: profondo rosso in Serie A

    Pippo Russo: profondo rosso in Serie A

    Tre su venti ce la fanno. Sembra la versione al rialzo di un vecchio brano di Gianni Morandi, e invece si tratterebbe della drammatica situazione finanziaria della nostra Serie A. O almeno è ciò che abbiamo appreso ieri sera dal presidente e proprietario del Napoli, Aurelio De Laurentiis.

    Intervistato dall’inviata Rai, Donatella Scarnati, a margine dell’amichevole fra Italia e Portogallo disputata a Ginevra, De Laurentiis s’è dapprima lasciato andare alla solita litania sulla necessità di rinnovare il calcio italiano. Ma poi ha piazzato una dichiarazione allarmante: "Tavecchio mi ha detto che soltanto tre squadre potrebbero iscriversi al campionato". Una frase pronunciata così, come se fosse un pour parler e col tono che si userebbe durante l’apericena. E invece si tratta di una dichiarazione molto pesante, forse più di quanto lo stesso De Laurentiis abbia percepito. E da qui si deve partire per fare alcune considerazioni.

    Innanzitutto, sarebbe interessante capire quali siano i tre club "salvati" e quali i diciassette "sommersi" dal profondo rosso del calcio italiano. C’è da presumere che fra le tre società virtuose vi sia il Napoli di De Laurentiis. Ché altrimenti l’uomo di cinema e di pallone non sarebbe stato così loquace, né avrebbe indossato davanti alle telecamere della Rai la ghigna del riformatore che predica nel deserto e allora vada pure tutto in malora. Dunque, rimangono da individuare due club su diciannove. Inoltre, c’è da presumere che i venti club in questione siano quelli che hanno partecipato al campionato di Serie A appena concluso, non quelli che parteciperanno all’edizione 2015-16. Ma, più di tutto, ciò su cui bisogna riflettere e insistere è il quadro complessivo della situazione che le parole di De Laurentiis lasciano intravedere. Parole da prendere per buone e veritiere, almeno finché non giunga una smentita ben documentata. Il quadro che emerge mette insieme i seguenti elementi. Un presidente federale parla col proprietario-presidente di uno dei club più importanti del nostro campionato. E gli dice che diciassette club su venti hanno una situazione di bilancio tale da metterne a rischio l’iscrizione al campionato. E poiché si tratta di una situazione di crisi così generalizzata, si deve dare per scontato che essa non sia il frutto di una sofferenza giunta negli ultimi mesi. Trattasi di una fragilità economico-finanziaria di lunga durata. Il che richiama alle proprie responsabilità, all’interno del calcio italiano, tutti gli organi tecnici cui spetta il compito di vigilare sulla situazione e tutti gli organi politici cui spetta il compito di dare applicazione alle eventuali segnalazioni da parte degli organi tecnici. Evidentemente la catena dei controlli e delle decisioni non ha funzionato, e per motivi che andranno chiariti. Soprattutto, c’è il fatto che rispetto a queste cose si continua a scontare una totale assenza di trasparenza. Perché delle situazioni di sofferenza da parte dei club si viene a sapere soltanto quando queste diventano irreparabili.

    E qui sta il punto. Un anno fa un club della Serie A italiana, il Parma, si vide negare la partecipazione all’Europa League a causa di irregolarità amministrative. E in quei giorni i dirigenti del club emiliano ebbero pure la faccia tosta di strepitare contro una decisione che definirono ingiusta. A un anno di distanza sappiamo come sia andata a finire al Parma, e quanto meglio sarebbe stato prendere quell’esclusione dalla competizione europea come la spia di una situazione che andava verso l’irreparabile. Ma avviene un’altra cosa, a un anno di distanza dall’esclusione europea del Parma: un altro club che conquista l’Europa League sul campo si vede escluso dalla competizione per lo stesso motivo. Si tratta del Genoa, il cui presidente e proprietario Enrico Preziosi incassa il verdetto senza dare a vedere di disperarsi. Sarà mica un altro campanello d’allarme su una condizione economico-finanziaria a rischio? Auguro ai tifosi del Genoa che così non sia. Ma il precedente del Parma invita a essere preoccupati, e soprattutto esigenti. Bisogna pretendere trasparenza. E a garantirla dovrebbe essere la federazione. Se davvero diciassette club su venti presentano condizioni economico-finanziarie tali da metterne a rischio l’iscrizione al prossimo campionato, allora è giunto il momento di togliere loro il paravento della segretezza. Si renda pubblica la situazione di ciascun club, e si metta i tifosi nelle condizioni di sapere cosa sta succedendo dentro quelle misteriose scatole nere che sono le società cui essi trasferiscono la loro passione. Non è più tempo di alibi. Né si può continuare a scaricare sui tifosi e le comunità locali, a  cose fatte, le conseguenze di dissennate gestioni finanziarie, dopo aver impedito loro di vigilare nella fase in cui un’azione di pressione avrebbe potuto ancora essere un argine.

    @pippoevai

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