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  • Pippo Russo: solo 5 squadre in regola, quando arriva il commissario FIGC?

    Pippo Russo: solo 5 squadre in regola, quando arriva il commissario FIGC?

    Da tre si passa a cinque, ma non c’è motivo di rallegrarsene. Rimane sconfortante la contabilità dei club della Serie A che in questo momento avrebbero i conti in regola per iscriversi al prossimo campionato. Né è di sollievo il fatto che, rispetto a venti giorni fa, il numero dei club virtuosi aumenti di due unità (LEGGI QUI). Anzi, nel confronto con allora la situazione è anche più grave. Perché in quell’occasione la scomoda verità era stata resa nota da un presidente di club, Aurelio De Laurentiis, che aveva sostenuto di essere stato messo al corrente dal presidente federale durante una chiacchierata informale. Dunque eravamo quasi a livello di gossip. E invece stavolta è stato il presidente federale in persona a comunicare la cosa. Dando così il crisma dell’ufficialità non soltanto al profondo rosso del calcio italiano, ma soprattutto all’insipienza delle istituzioni e dei dirigenti che dovrebbero tirarlo fuori dalla crisi.

    Il presidente federale Carlo Tavecchio ha messo al corrente della verità l’opinione pubblica nel corso di un’intervista rilasciata alla Gazzetta dello Sport e pubblicata ieri (LEGGI QUI). E il passaggio in questione era inserito nella parte dell’intervista in cui lo zio di Opti Poba magnificava se stesso come un grande riformatore, e per questo motivo si dichiarava al riparo da ogni rischio di commissariamento da parte del Coni. Quasi un esorcismo. A quel punto Tavecchio ha dichiarato che, se fossero già vigenti le nuove norme varate sotto la sua direzione relativamente ai controlli sui bilanci, soltanto cinque club di A potrebbero iscriversi al prossimo campionato. E intanto che come al solito si scatena la gara a individuare i club virtuosi, verrebbe da dire che quelli siano i quinti di nobiltà del nostro calcio. Ma purtroppo sono altre le considerazioni da fare.

    C’è innanzitutto che cinque club su venti rappresentano una quota estremamente bassa, da sistema in stato fallimentare. E se questa è l’aria che si respira al vertice della piramide, si rabbrividisce immaginando quale possa essere la situazione man mano che si scende verso la base. Ma le considerazioni più preoccupanti vengono dall’osservare il comportamento di un presidente federale che mette in piazza la gravissima situazione del movimento da lui governato anziché lavorare in silenzio per risolverla. E che continua a parlare dei guai ricevuti in eredità, come se lui non facesse parte del sistema dal 1987 (anno in cui venne eletto consigliere del comitato lombardo della Lega Nazionale Dilettanti), e non avesse ricoperto il ruolo di presidente della LND dal 1999. Tavecchio è nelle stanze del potere calcistico italiano da almeno sedici anni. Dunque ha ereditato quello sfascio da se stesso, e ora pretende di essere il riformatore. Ma al tempo stesso sa di non avere la forza né lo spessore per compiere la missione, e allora si esercita in pubbliche denunce. Col solo effetto di rendere ancora più evidente l’immagine di debolezza, e la sua incapacità d’incidere sulle Leghe.

    Del resto, chi provasse a scattare un’istantanea sullo stato attuale del calcio italiano, mentre siamo quasi alla conclusione dell’Anno I dell’Era Tavecchio, ne ricaverebbe un’immagine desolante. Oltre alla menzionata condizione di crisi economico-finanziaria, c’è spazio per un commissariamento della Lega Pro, per un presidente della LND (successore dello zio di Opti Poba) sfiduciato e successivamente dimissionario causa frasi sessiste, per due nuove inchieste condotte dalle procure della repubblica di Catanzaro e Catania relativamente a match-fixing e partite comprate, per imbarazzanti registrazioni telefoniche riguardanti dirigenti federali di una certa influenza, per un inizio dei prossimi tornei di B e Lega Pro che quasi certamente slitterà, e persino per un commissario tecnico della nazionale che s’appresta a essere rinviato a giudizio in sede penale. Più che allo sfascio, siamo alle macerie fumanti. E intanto il presidente federale rilascia interviste chiedendo cinque anni per fare le riforme. Cinque anni col movimento calcistico italiano nelle mani di uno così? Un lasso di tempo biblico, con l’aria che tira. E davvero non so cos’altro debba accadere per avere un commissario in Figc.

    Pippo Russo 
    @pippoevai

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