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  • Pirlo al Milan:|'La Juve darà spettacolo'

    Pirlo al Milan:|'La Juve darà spettacolo'

    Dieci anni in una notte. Pirlo come sarà entrare questa sera a San Siro con la maglia della Juve?
    «Proverò emozione ma prima o poi doveva capitare che affrontassi il Milan. Meglio levarsi il dente in fretta».

    C'è già stato l'assaggio a Bari, giovedì sera. Come è andata?
    «Mi sembrava di stare a Milanello in una partita di allenamento. Per levare l'imbarazzo l'abbiamo buttata sul cazzeggio».

    Nessuna nostalgia?
    «I rapporti con gli amici non si infrangono con un trasloco».

    Dal Milan non si muove mai nessuno: Shevchenko e Kakà sono state mosche bianche. Perchè è successo a lei?

    «Perchè dovevo cambiare: ogni giorno era diventato sempre uguale e avevo bisogno di qualcosa che mi restituisse le motivazioni».

    A febbraio si diceva che il Milan avrebbe fatto piazza pulita di chi era a fine contratto. Lei, Seedorf, Inzaghi, Nesta. Alla fine gli altri sono rimasti e lei no. Non è che Galliani l'ha scaricata perchè non rientrava nei piani di Allegri?
    «Quando ero disponibile ho giocato. Semplicemente non sono andato in sede a trattare il rinnovo: avevo scelto di partire»

    Quando nacque l'idea della Juve?
    «A febbraio. L'ultimo infortunio rafforzò la mia decisione: non avevo mai avuto problemi e all'improvviso mi capitava un malanno dopo l'altro. L'ho preso come un segno del destino»

    Perchè alla Juve, senza le Coppe, poteva giocare meno?
    «Ho tifato perchè entrasse in Europa. è una balla che ci si logori a giocare ogni tre giorni».

    Ci si aspettava che scegliesse l'estero e non una vecchia nemica del Milan. La spaventava un'esperienza fuori dall'Italia?
    «No, due anni fa ero già del Chelsea e ci sarei andato senza problemi, con la famiglia. Mi bloccò Berlusconi».

    Questa volta non ha provato a fermarla?
    «Mi ha telefonato ma la situazione era diversa: a fine contratto potevo decidere io. Ha capito e mi ha augurato buona fortuna».

    Il Milan-Juve che ricorda di più da rossonero?
    «La finale di Manchester, il vertice dei nostri confronti. La Juve era forte ma sapevo che avevamo il 50 per cento di possibilità»

    E la partita che non avrebbe voluto giocare?
    «Quella del gol di Trezeguet a San Siro che decise lo scudetto. Venivamo da una semifinale con l'Eindhoven, eravano cotti».

    Crede che il rapporto di forza si possa riequilibrare in un anno?
    «Passare dal settimo posto allo scudetto è un bel salto però si deve provare a farlo. In tutti i modi».

    Ai tempi d'oro, al Milan vi vantavate di vincere con lo spettacolo mentre la Juve vinceva con la solidità.
    «Adesso si sono invertite le parti. Allegri cerca di costruire una squadra forte come era la Juve di Capello e Conte sceglie la qualità del palleggio e del gioco, come voleva Ancelotti».

    Forse con eccessiva spregiudicatezza?
    «Se le due punte e i due esterni corrono non vedo il problema»

    Per lei c'è la prospettiva di lavorare il doppio.
    «Non è la prima volta che sto in un centrocampo a due. L'aveva anche la Nazionale con il 4-2-3-1, anche se giocare con una punta o con due cambia abbastanza le cose».

    Anche avere al fianco Gattuso o non averlo fa differenza. Vidal gli si può avvicinare o le sembra un giocatore alla Perrotta?
    «Mi pare una via di mezzo: uno tosto che si fa vedere anche come centrocampista esterno».

    La sua Juve in tre definizioni?
    «Organizzata nei movimenti riprovati fino alla noia. Sempre votata a fare gioco. Forte nel possesso palla».

    Il difetto attuale?
    «Conte ripete che la velocità degli scambi non deve diventare un'ossessione che porta all'errore. Il palleggio va ragionato»

    Che tipo è Conte?
    «Nella filosofia mi ricorda Ancelotti, negli atteggiamenti è molto simile a Lippi: per lui la squadra è un blocco che deve rimanere compatto anche verso l'esterno».

    L'estate del calcio modificherà le gerarchie del campionato?
    «Cambia poco perchè non è successo quasi niente: i grandi giocatori vanno altrove perchè qui ci sono meno soldi. Penso che il Milan prenderà ancora un centrocampista e Inter qualcuno che sostituisca Eto'o».

    Al posto di Eto'o accetterebbe per soldi di vivere a Mosca e di giocare in uno dei posti più pericolosi e dimenticati d'Europa?
    «Proposte simili le ho avute anch'io ma quello non è calcio. Preferisco misurarmi ancora nel calcio vero e poi 20 milioni all'anno sono tantissimi ma qui non si guadagnano 2 lire».

    Da bambino si ispirava a Platini e in seguito a Baggio, due grandi della Juve. Non è che tifava bianconero?
    «Ero interista però Platini era il modello cui volevo assomigliare. Poi Zico, Baggio, Maradona. Li studiavo sulle punizioni».

    Sempre dei numero 10. Intimamente è il suo ruolo?
    «Possono mettermi a giocare ovunque ma io mi sento un 10, l'uomo per cui passa l'azione. Eppure non l'ho mai indossato e non perchè "pesa": cominciai col 21 al Brescia e non ho più cambiato».

    Lei rimane sempre nell'ombra. Un caso o una scelta?
    «Il mio perimetro sono il campo e lo spogliatoio. Il resto non mi interessa: non mi piacciono le interviste, non vado per pubblicità e nelle trasmissioni. Non frequento Facebook, non "chatto" su Twitter, non ho un sito Web anche se c'è chi ne apre al posto mio e con la mia foto. La gente ormai impazzisce. Sono andato da un avvocato per tutelarmi ma pare che sia una battaglia persa».

    Lippi disse: «Pirlo non deve parlare perché comanda con i piedi».
    «è la migliore descrizione che ho avuto».


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