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  • Platini atto terzo: l’avvocato

    Platini atto terzo: l’avvocato

    • Marco Bernardini
    L’ho rivisto. Come sempre, assediato da telecamere cronisti ma sicuramente meno disinvolto del solito. Osservato da distante non sembrava un “roi”, semmai un signore di sessant’anni più o meno identico a tutti gli altri della sua età che la pensione ha messo in un angolo. Pochi e radi capelli grigi, ormai, a scendere sul colletto della camicia come sempre bianca. La schiena leggermente ingobbita dentro il blazer blu notte e la pancetta un po’ troppo gonfia per essere contenuta dai jeans di marca. Silenzioso, soprattutto. Anche imbarazzato, a guardarlo bene, forse perché sconosciuto anche a se stesso in questo momento. Un faldone sotto il braccio destro spesso di fogli come la Bibbia. E’ il resoconto dettagliato con tutte le motivazioni giuridiche che gli vengono rivolte dai giudici della Commissione Fifa in virtù delle quali il suo nome è stato cancellato, insieme a quello di Blatter, dalla lista degli uomini che governano calcio. Accuse pesanti che vanno dalla truffa, alla concussione fino all’abuso di ufficio. Lui, Michel Platini, continua a sostenere con forza la propria innocenza e ribatte attaccando “Mi hanno preso in mezzo per motivi politici". Infine promette: ” Lo dimostrerò e fino a quel giorno non sentirete più parlare di me. Per questo ho deciso di ritirare definitivamente la mia candidatura alla presidenza. Ma i conti li faremo alla fine, crederemi”. E’ l’unico sussulto orgoglioso da “roi” senza più la corona. Per il resto ricorda, anche come postura, figure storiche di potenti spogliati, da Napoleone a Craxi.

    Non vi è dubbio che il colpo è stato di quelli da kappaò. Sarà dura rimettersi in piedi, ammesso che ce la faccia. Faticare quasi vent’anni per poi accorgersi che il progetto, pressochè concluso, è strato spazzato via dal vento come un mucchietto di sabbia può provocare danni psicologici non indifferenti. Per reagire occorrono un fisico bestiale e un carattere di ferro. Sempre che esistano le condizioni utili e necessarie per l’eventuale resurrezione. Platini è convinto di potercela fare. Aiutato dal suo avvocato di fiducia, naturalmente, ma soprattutto da solo. “Occorreranno mesi, tanta pazienza, molta attenzione e grande impegno dello studio dettagliato delle carte. Per questo da oggi mi isolerò e mi metterò alla scrivania per analizzare minuziosamente le motivazioni di una sentenza ingiusta anche sotto il profilo morale perché offre di me alla gente l’immagine della persona che non sono mai stati e che non sarò mai. Ecco, ribatterò punto per punto pubblicamente, quando sarò pronto e sarà arrivato il momento. E sono certo che riuscirò a dimostrare l’esistenza del complotto ordito contro di me. Intanto, nell’attesa, se davvero pensano che dietro l’assegnazione dei Mondiali al Qatar sia stata frutto di una manipolazione perché non annullano tutto r rifanno le elezioni?”. Già, bella domanda.

    Intanto siamo arrivati al capitolo terzo del romanzo Platini. Quello della sua vita e delle sue professioni. Calciatore per vocazione e per abilità, politico per ambizione e ora anche avvocato per necessità. Chissà cosa direbbe e quali consigli potrebbe dargli il suo grande amico Gianni Agnelli, avvocato pure lui ma senza aver mai esercitato (foto
    pensieridisportdotcom). Un terreno scivoloso e spesso ambiguo quello della Giustizia sul quale si rischia di ruzzolare a farsi moto male. Più male di prima. Ma in quel “Mi difenderò da solo davanti ai giudici” c’è una solenne voglia di sfida che ricorda, sul piano calcistico, il fuoriclasse talvolta in grado di risolvere una partita con un suo intervento magico. E probabilmente dui una qualche magia giuridica avrà bisogno Platini per uscire dal guano dove si è e dove è stato cacciato. Perché oltre alla stucchevole e poco dignitosa vicenda dei due milioni di franchi svizzeri ricevuto da Blatter esistono anche altri punti non meno importanti che Michel dovrà chiarire. La carriera di suo figlio, per esempio, prima dirigente del Paris Saint Germain di proprietà araba e ora direttamente assunto dalla federazione del Qatar. Oppure in quale misura l’ex  presidente Sarkozy sia coinvolto anche lui in questo complicato “Quatargate” e abbia sostenuto la causa di un Paese che vive di menzogne e di doppiogichismo bombardando i talebani e, allo stesso tempo, finanziando l’Isi con i soldi ricevuti anche dalla Francia per gas e petrolio. Infine, analizzando il recente passato, quanta parte abbia avuto l’amico di Michel, Zibì Boniek come presidente della Federazione polacca nell’organizzazione dei passati Europei di calcio del 2012. Tutte cose grosse. Enormi addirittura. Insopportabili, forse, anche per le spalle di un “roi”.

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