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  • Porto, lezione di mercato ai club italiani

    Porto, lezione di mercato ai club italiani

    L'ultimo, in ordine di tempo, è stato Danilo Luiz da Silva. Professione esterno destro, appena passato dal Porto al Real Madrid per 31,5 milioni di euro. Via dal Portogallo, quattro anni dopo il suo arrivo per 13 milioni dai brasiliani del Santos: una plusvalenza di 18,5 milioni. Danilo è solo l'ultimo esempio di un club che fa della valorizzazione dei giovani il suo cavallo di battaglia. Dal 2004 ad oggi, le cessioni chirurgiche a peso d'oro sono sempre state quasi all'ordine del giorno.

    IN PRINCIPIO FU PAULO FERREIRA - Pinto da Costa, presidente in carica dal 1982, è un osso durissimo quando si tratta di acquistare un suo giocatore: fin dalla cessione di Paulo Ferreira, pupillo storico di Josè Mourinho, per il quale ha chiesto fino all'ultimo centesimo. La sua cessione al Chelsea, nel 2004, fruttò 20 milioni di euro alle casse del club. Era stato pagato 2 milioni, due anni prima, dal Vitoria Setubal. Nomi altisonanti? Eccoli: tra gli altri, Maniche, Lisandro Lopez, Radamel Falcao, Hulk, James Rodriguez, Fernando e Mangala. E poi, i "nostri" Quaresma, Alvaro Pereira e Guarin. Tutti valorizzati dal 'costoso supermercato Porto', e rivenduti a cifre monstre ai clienti del calcio europeo. 

    UNA STRATEGIA DI SUCCESSO - Oltre ad un presidente attento, il punto forte è una rete di dirigenti e osservatori di primo livello. In cima alla piramide c'è Rui Barros, ex centrocampista della Juventus dall'88 al '90, che qualche anno fa dichiarò: "La parte più insidiosa del lavoro di osservatore è che tutti fanno la stessa cosa. Le grandi squadre sono sempre a caccia del prossimo campione, quindi dobbiamo essere veloci e precisi nelle nostre scelte". Scelte quasi sempre azzeccate, in Sud America soprattutto. Ma non solo: negli anni sono passati dai 'Dragoni' anche il greco Seitaridis e i francesi Cissokho e Mangala, tra gli altri.

    RISCHIO CALCOLATO - Uno dei segreti sta nel saper scovare i talenti giusti certo, ma anche acquistarli, quando serve, pagandoli cifre importanti. Oltre a Danilo, i due casi celebri sono senza dubbio quelli di Falcao e Hulk: El Tigre, preso nel 2009 a 5,5 milioni di euro e rivenduto due anni dopo all'Atletico Madrid per 45 milioni, Hulk acquistato nel 2008 da una piccola squadra giapponese (il Tokyo Verdy, club che ha lanciato Morimoto) per poco meno di 6 milioni e ceduto, dopo 4 stagioni, per 55 milioni allo Zenit San Pietroburgo.

    REGIA SAPIENTE - Nel frattempo, il Porto, oltre a scovare i talenti, vince titoli. Sì, perchè non si tratta solo di compravendita selvaggia: i giocatori che sbarcano a Oporto, nella maggior parte dei casi, sono funzionali al progetto, valorizzati con sapienza dai vari allenatori sulla panchina: in principio fu Mourinho, poi venne Villas-Boas, oggi c'è Julen Lopetegui, ex ct della Spagna under 21, un fuoriclasse del settore. Certo, bisogna saper rischiare: James Rodriguez era stato acquistato per poco meno di 10 milioni di euro, cifra decisamente alta per un giocatore all'epoca 19enne. La rivendita, però, ha portato una plusvalenza di oltre 30 milioni. Spesso, dal 2004 ad oggi, i giovani Dragoni si sono fatti valere: 8 campionati portoghesi, 4 Coppe e 7 Supercoppe di Portogallo in patria, ma soprattutto una Champions, un'Europa League e una Coppa Intercontinentale. 

    CHI SONO I PROSSIMI - Una schiera di ragazzini sono pronti ad esplodere, o lo hanno già fatto nel Porto, in attesa della chiamata di una big del calcio europeo. Qualche nome? Jackson Martinez, colombiano classe '86, Jacine Brahimi, algerino classe '90, Juan Quintero, colombiano classe '93, Hector Herrera, messicano classe '90, Alex Sandro, brasiliano classe '91 e Vincent Aboubakar, camerunese classe '92. Da ogni parte del globo, pronti a conquistare l'Europa. Intanto, c'è un quarto di finale di Champions da giocare e un altro campionato portoghese da provare a vincere. Perchè la priorità, adesso, è sentirsi valorizzati e far bene in maglia Porto. Per il mercato c'è tempo, ci penseranno i dirigenti. E non falliranno nemmeno questa volta. C'è da starne sicuri.

    Giovanni Paini

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