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  • Prandelli contro i piagnistei

    Prandelli contro i piagnistei

    L’Italia di Cesare Prandelli non sarà premiata dall’Auditel, anche se va ricordato che l’inutile partita di Pescara ha comunque stravinto contro tutti gli altri programmi di prima serata, ma il premio se lo è data da sola: non per essersi qualificata alla fase finale dell’Europeo in un girone di media difficoltà, ma per avere ricreato un clima positivo intorno all’azzurro dopo i fasti (un Mondiale vinto in maniera clamorosa, elimando i padroni di casa e subendo solo due gol in totale: un’autorete e un rigore) e i disastri (il peggior Mondiale della storia italiana) dell’era Lippi e le grigia precarietà (l’eliminazione ai quarti di Euro 2008 arrivò però solo ai rigori e contro la Spagna poi campione di tutto) di quella Donadoni. Da qui a dire che andiamo in Polonia e Ucraina da favoriti ce ne passa, anche se i numeri dicono che siamo nella seconda fascia del sorteggio solo perché la prima è ‘inquinata’ dalla presenza delle due padrone di casa, unita a quella indiscutibile di Spagna e Olanda. Però questa Italia ha in comune con la migliore Italia di Lippi almeno una cosa: la solidità della difesa, con un centrocampo che è lo stesso nei suoi due uomini migliori (Pirlo e De Rossi) con l’aggiunta della qualità di Montolivo al posto dell’intensità di Gattuso. 2 gol subiti in 10 partite sono comunque pochissimi, nelle grandi manifestazioni queste sono cose che contano. Germania 2006 ha poi dimostrato che a volte non occorre nemmeno avere l’attaccante baciato in quel mese da dio del calcio, il Paolo Rossi 1982 o lo Schillaci 1990, ma basta una qualità media che consenta di non aggrapparsi al fenomeno di turno. Magari privato di pressione il Cassano (con l’Irlanda del Nord, senza il partner abituale, ha cercato molto di più la profondità e i risultati si sono visti) trentenne lascerà un segno nella storia del calcio, magari Giuseppe Rossi, magari Balotelli… quello che è certo è che Prandelli, diventato c.t. senza di fatto avere concorrenti (da Ancelotti a Mancini, passando per tutti gli altri aspiranti di livello, c’erano contratti impossibili da rompere nell’estate 2010), ha fatto il 100% di quanto fosse nelle sue possibilità. I piagnistei giornalistici sul declino del calcio italiano sono rimandati almeno di nove mesi.

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