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  • Logo Roma, il presidente di MyRoma a CM: 'Pallotta non ci prenda in giro'

    Logo Roma, il presidente di MyRoma a CM: 'Pallotta non ci prenda in giro'

    • Valerio Nasetti

    Lo scorso 22 maggio il presidente della Roma James Pallotta consegna a Papa Francesco il nuovo logo della Roma, con su scritto il nome per esteso della città: ‘Asr nel mondo non si capisce’, si giustifica il numero uno giallorosso davanti ai tifosi perplessi. Martedì l'associazione MyRoma, riunitasi in assemblea, ha discusso l’argomento 'ritenendo opportuno il ritorno, con assoluta celerità, allo stemma che l'Associazione Sportiva Roma, senza soluzione di continuità, ha utilizzato dal 1997 sulle proprie maglie'. A tal proposito, Calciomercato.com ha intervistato il presidente dell'associazione MyRoma, Walter Campanile.

    Com'è nato il confronto sul nuovo logo in Assemblea?

    'Noi portiamo avanti iniziative legate alla Roma e ci confrontiamo. Martedì l'assemblea era aperta anche ai non soci, quindi sia noi che gli altri tifosi ci siamo ritrovati ad affrontare la questione, ci siamo confrontati e all'unanimità si è deciso di presentare la nostra posizione alla Roma. MyRoma è nata tre anni fa, e mai ci siamo ritrovati tutti d'accordo come questa volta. Il 100% dei presenti ha ritenuto il nuovo logo non di proprio gradimento. Chiederemo un confronto con la società, che fino ad oggi non ce l’ha mai negato, e mostreremo loro le nostre perplessità’.

    Quali sono i vostri punti di maggior criticità rispetto al nuovo logo?                   

    'Innanzitutto il fatto di chiamarlo logo. Questa parola sottintende fini commerciali, per noi invece è uno stemma, che ci riporta ai nostri valori. Il lavoro della Roma è semplicemente scadente. Martedì i tifosi hanno portato in assemblea indumenti di ogni genere acquistati negli anni scorsi nelle bancarelle per dimostrare come questo nuovo logo sia del tutto simile a quello taroccato, di scarsa qualità e non conforme alla nostra tradizione. Per la società è appunto un logo, per noi è uno stemma, legato alla tradizione, alla storia, ai nostri valori. Il nostro stemma non può essere trasformato in un souvenir con la scusa di doverlo esportare all'estero'.

    Cosa chiedete esattamente alla Roma?                                                      

    'Chiediamo si ritorni al vecchio stemma apportando delle semplici modifiche cromatiche, in linea con i colori della città di Roma: ovvero utilizzando il giallo Roma e il rosso Roma. Non occorrono spendere altri soldi in consulenze per apportare ulteriori modifiche al nuovo logo. Se poi la società vuole crearne un altro per il mercato parallelo del merchandising all'estero è liberissima di farlo, ma i colori, le maglie ufficiali di gioco e lo stemma disegnato su di essa sono simboli sacri e non si toccano. Noi non arretreremo mai da questa posizione'.

    Pallotta ha dichiarato che la rivisitazione del logo è stata necessaria per una questione di riconoscibilità...

    ‘Non ci prendiamo in giro. La riconoscibilità è data dai successi sportivi. In questi due anni la squadra ci ha fatto vivere umiliazioni e tradimenti, l'ultimo è stato quello perpetrato durante la finale di Coppa Italia. Il giorno prima c'è stata una finale di Champions League e abbiamo visto il Borussia Dortmund presentare lo stemma con la scritta BVB, eppure la squadra è riconosciuta in tutto il mondo perchè è vincente. In fatto di merchandising la Roma, secondo lo studio Football Money effettuato dalla Deloitte sui ricavi, è al diciannovesimo posto in Europa e nessun club tra i primi diciotto ha scritto il nome della città sul proprio stemma. Il simbolo della Roma sarà esportato nel migliore dei modi in tutto il mondo con le vittorie, i successi sportivi, non trasformando lo stemma in un souvenir. Se ad un club gli togli la tradizione, resta una scatola vuota. E' un impoverimento. Questo vale anche come monito nei confronti dei tifosi di altre squadre. Se ci toccano lo stemma, poi, i gestori delle società si sentiranno liberi di fare qualsiasi cosa: cambieranno i colori sociali, magari anche il nome della squadra in nome del marketing, Il concetto dunque va chiarito subito: i nostri colori e i nostri simboli sono sacri e vanno rispettati, dobbiamo tornare alla normalità'.


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