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  • Quando a Cagliari gli hooligans vennero buttati in mare

    Quando a Cagliari gli hooligans vennero buttati in mare

    • Marco Bernardini
    Se esiste la buona volontà e se il senso della civiltà ha la meglio sulla bestialità umana allora si può fare. E’ stato fatto. Dalla brava gente di Sardegna. Ventisei anni fa. Era più di un Europeo. Era un Mondiale. Quello di Italia Novanta che a fianco dei tradizionali “pasticci all’italiana” di ordine strutturale (leggi speculazioni assortite sugli Stadi) ci vide comunque degni della medaglia per ciò che riguardò l’ordine pubblico e la lotta ai violenti del calcio. Il calendario delle partite prevedeva l’esordio dell’Inghilterra contro l’Olanda il 16 giugno nello stadio di Cagliari. Sull’isola erano attesi decine di migliaia di tifosi britannici a sostegno di una squadra che per cinque anni, insieme con quelle dei club, aveva dovuto sopportare la vergogna dell’esilio europeo per ciò che di terribile e di indimenticabile era accaduto all’Heysel. Un esercito di hooligans, dunque, resi più “carichi” che mai dalla lunga astinenza dallo sport a loro preferito e più congeniale: bere, ubriacarsi e sfasciare tutto. Prima, durante e dopo la partita. Era dunque più che naturale che la gente sarda e le forze dell’ordine fossero in fibrillazione.

    Attenzione, ora, ad un evento che in pochi conoscono  (e conoscevano) ma che risulterà fondamentale per spiegare ciò che accadde e soprattutto ciò che non accadde. Inviato da Tuttosport, ero arrivato a Cagliari quattro giorni prima dell’invasione inglese per capire e scrivere come l’isola si stava organizzando per contenere e disarmare l’orda degli hooligans. Attraverso una gola profonda della municipalità locale ero venuto a sapere che dalla Farnesina era stata recapitato un fax alla Prefettura cagliaritana arrivato dal Foreign Office di Londra e firmato dal primo ministro, la signora Thatcher. Il testo, inequivocabile, lasciava “mano libera” alle forze dell’ordine italiane affinchè si comportassero come meglio pensavano di dover fare pur di difendere il territorio, la gente e il buon nome del Mondiale. Un invito che, leggendolo con attenzione anche tra le righe, non escludeva l’impiego delle maniere forti. Anzi. Quelle che in Inghilterra erano state adottate da tempo e che avevano consentito di restituire gli stati ai tifosi per bene e alle famiglie. Detto e fatto, con l’aggiunta di un pizzico di quella fantasia tutta italiana che qualche volta ci differenzia positivamente dagli altri popoli.

    Gli inglesi arrivavano dal cielo e dal mare a scaglioni e, subito, tentavano di riunirsi soprattutto nella grande piazza che si trova davanti al porto di Cagliari. Ad attenderli, attrezzati per la guerriglia urbana, poliziotti, carabinieri e anche guardia di Finanza. Un esercito convogliato da tutta Italia in Sardegna. Ma non soltanto loro. Da ogni angolo dell’isola, infatti, erano arrivati nel capoluogo centinaia di uomini di stazza più che massiccia e giovanotti in forma fisica perfetta. Tutti in borghese, naturalmente, e “camuffati” da cittadini qualunque a passeggio per la città. Agli hooligans, già ubriachi appena scesi dagli aerei e dai traghetti, venne dato appena il tempo di cominciare il loro tradizionale “show” della violenza. Isolati a gruppi, più con le cattive che non con le buone, vennero ridotti all’impotenza prima che s’iniziasse la guerriglia. Un numero incredibile di delinquenti, poi, venne letteralmente “sequestrato” dagli uomini e dai “volontari” scesi in strada per il buon nome dell’isola e letteralmente scaraventati in mare. A Londra nessuno osò protestare. Al contrario,arrivò il plauso ufficiale.

    Scrivo questo mentre la cronaca e le fotografie in arrivo dal sud della Francia raccontano di Marsiglia città devastata e di Nizza che, blindata, si prepara ad aver paura perché sono scesi i polacchi vestiti di nero con tanto di cappuccio calato sul viso. Un’altra notte di terrore pare si vada preparando per questo Europeo davvero paradossale. Nel senso che si era molto pensato e fatto, alla vigilia, per prevenire eventuali mosse del terrorismo islamico e si era pensato un po’ meno al fatto che i delinquenti erano tra noi travestiti da tifosi. Non voglio neppure immaginare che i due “elementi” diabolici possano unirsi anche soltanto per caso. Anche se ciascuno di noi sa benissimo quanto sia più semplice organizzare un gesto epocale in mezzo ad un casino già in atto.

     


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