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  • Sarri, non basta saper insegnare calcio per essere un grande allenatore
Sarri, non basta saper insegnare calcio per essere un grande allenatore

Sarri, non basta saper insegnare calcio per essere un grande allenatore

  • Stefano Agresti

In cinque, quindici o trenta secondi, non di più, Sarri ha disintegrato la straordinaria immagine di sé che aveva trasmesso in questi suoi primi sei mesi al Napoli. Fino a ieri sera, ore 22.30, era un grande insegnante di calcio, uno che aveva fatto la gavetta e si era meritatamente e faticosamente ritagliato uno spazio nel grande sport; pochi istanti più tardi si era trasformato in un razzista omofobo e ignorante. Indipendentemente da ciò che capiterà d'ora in avanti, la carriera di Sarri sarà segnata da quanto accaduto alla fine di Napoli-Inter di Coppa Italia: tutto il mondo ne parla, non potrebbe essere altrimenti.


Ma cosa significa questo? Soprattutto una cosa: che per essere considerato un grande allenatore in un grande club, sempre ma in particolare nel calcio di oggi, non è sufficiente saper spiegare ai calciatori come si gioca, studiare gli schemi, provare i calci piazzati. Occorrono anche altre qualità: l'autocontrollo, la freddezza, la gestione di se stesso, la capacità di resistere a pressioni fortissime. Diciamo che molte di queste caratteristiche che credevamo di avere intravisto in Sarri sono evaporate assieme a quegli inaccettabili insulti a Mancini: "Frocio, finocchio". No, dai, non si può.

Marcello Lippi, ai tempi della sua prima Juve supermotivata e aggressiva, diceva di essere un allenatore sì, ma innazitutto di cervelli e non solo di quelli dei calciatori. Voleva indicare come, per gestire una squadra, fosse necessario essere soprattutto un fine psicologo, capace di comprendere quale fosse il comportamento giusto da tenere nei confronti dello spogliatoio, di un singolo giocatore e del mondo esterno. Ecco, Sarri in pochi istanti ha dimostrato di non essere affatto pronto da questo punto di vista. Le parole che ha rivolto a Mancini fanno parte di una cultura improponibile, il suo comportamento successivo è stato in linea con quelle frasi. E' entrato in stato confusionale, e passando da un microfono all'altro è riuscito a rendere più imbarazzante la propria posizione. Ogni giustificazione che portava a propria discolpa appariva sbagliata nei tempi e nei modi, l'uomo era in così grande difficoltà da suscitare quasi un sentimento di umana compassione se, alla base di tutto, non ci fossero state quelle frasi inqualificabili. Se avessero portato via subito Sarri, senza esporlo al pubblico confronto, gli avrebbero risparmiato un supplizio e tante altre pessime figure.

Non sappiamo ora cosa sarà di Sarri; certo è che gli sono bastati pochi secondi per infangare anni di sofferta ascesa. Del resto per essere un grande allenatore, non basta saper insegnare calcio. Non oggi, non qui. 


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