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Raiola: 'Fifa e Uefa? Che mafia'

Raiola: 'Fifa e Uefa? Che mafia'

Con l’arrivo di Ibrahimovic al Psg a colpi di petrodollari, il calcio francese sembra Alice finalmente giunta nel paese delle meraviglie. Fra i vari personaggi scoperti con incredulo stupore dai giornali locali c’è anche il procuratore di Ibra, Carmine Raiola in arte Mino, in effetti molto pittoresco di suo. Però attenzione. Raiola sbaglierà anche qualche congiuntivo (del resto, è cresciuto pensando in napoletano e parlando in olandese) e non porterà la cravatta (anche perché non ha il collo), ma la testa è di prim’ordine. Il «meraviglioso ciccione» (copyright di Ibrahimovic) sa quel che dice, anche se non dice tutto quel che sa. E in ogni caso può dirlo in otto lingue, napoletano compreso.


Signor Raiola, lei è un agente...
«No, sono un procuratore».

Che differenza c’è?
«L’agente fa affari. Il procuratore li fa solo se ci guadagna il suo assistito».

Non dirà che a gestire Ibrahimovic o Balotelli ci rimette.
«No. Però i soldi vengono dopo».

Dopo cosa?
«Dopo la qualità. A Ibra ho sempre chiesto: vuoi essere il top player o il top payed, il miglior giocatore o il giocatore più pagato? L’importante è diventare un campione. Poi le garantisco che arrivano anche i soldi».

Appunto: come si costruisce il rapporto con un campione?
«Questione di fiducia, non di contratti. Infatti non ne firmano. Io voglio bene ai miei giocatori e loro ne vogliono a me».

Tradotto: devono darle retta.
«Se io vi dico A e voi fate B, allora cercatevi un altro».

Con Balotelli lei fa l’agente, scusi, il procuratore, o il badante?
«Mario è difficile da gestire se non lo capisci».

Cosa c’è da capire?
«Che lui è Peter Pan. Vede, noi abbiamo tutti, dentro, un Peter Pan. Balotelli lo porta fuori. Gli è venuta voglia di vedere un carcere, è andato a bussare al portone. Lei e io saremmo stati arrestati. Con lui, l’agente si è messo a ridere. Sarebbe un problema se fosse cattivo. Ma Mario è buonissimo. Poi, certo, i giornali ci mettono del loro. L’80% di quel che scrivono di lui sono c...».

Vabbé. La figlia è sua?
«Se uno chiede il test del Dna vuol dire che non ne è sicuro».

Lei ha paragonato Ibrahimovic alla Gioconda.
«Perché Zlatan è la perfezione».

Bum!
«Ha la tecnica, il fisico e la volontà. E ha voglia di vincere. Trascina la squadra anche nella partitella d’allenamento».

Veniamo a lei. Come ha fatto il figlio di un pizzaiolo emigrato in Olanda a diventare il re del mercato?
«Il ristorante è stata una grande scuola. Lì ho conosciuto un sacco di gente. Ho imparato a parlare con tutti: dall’operaio al governatore della banca centrale. E lì ho incontrato il presidente dell’Haarlem, il primo a darmi fiducia».

Perché ce l’ha tanto con la Uefa e la Fifa?
«Perché i loro presidenti sono lì soltano per scaldare la poltrona. Credevo che Platini avrebbe cambiato qualcosa, macché. Uefa e Fifa sono quanto di meno trasparente esista. Fossero in Sicilia, tutti parlerebbero di mafia».

E la Figc?
«Un disastro. Scandali e fiaschi a ripetizione, però non si dimette mai nessuno. Abete è sempre lì».

L’Italia è ancora un mercato interessante?
«Il mercato è il mondo. L’Italia deve cambiare mentalità e smetterla di aspettare che arrivino i Van Basten. Se i soldi per comprare un Van Basten fatto non ce li hai, bisogna che trovi un Van Basten che si farà».

Chi vince il prossimo scudetto?
«La Juve».

E la prossima Champions?
«Il Paris Saint-Germain».

Quale sarà il prossimo colpo di mercato?
«Jonathas del Brescia».

Dove va?
«Ci sto lavorando. Ma di certo va».

Cosa dice quando dicono che lei è il miglior procuratore del mondo?
«Preferisco che di me parlino male».

Perché?
«Perché vuol dire che sto lavorando bene».


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