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  • Real Madrid-Barcellona, facciamo i conti in tasca al Clasico: anche i ricchi piangono

    Real Madrid-Barcellona, facciamo i conti in tasca al Clasico: anche i ricchi piangono

    Calciomercato.com ha chiesto all’Avv. e Agente Fifa Jean-Christophe Cataliotti, esperto di diritto calcistico e titolare dei corsi di Reggio Emilia per osservatori di calcio e agenti dei calciatori (per info si rimanda al sito www.footballworkshop.it), e al Dott. Tommaso Fabretti, laureato in Economia e Management presso l’Università Politecnica delle Marche, di analizzare, in prossimità dello scontro di domenica tra Barcellona e Real, la situazione economico-finanziaria dei due grandi club spagnoli attraverso la tecnica manageriale denominata "Swot analysis". 

    Si sta avvicinando un fine settimana molto importante per il calcio spagnolo: le due grandi rivali storiche, Real Madrid e Barcellona, si troveranno di fronte domenica sera al Santiago Bernabeu per giocarsi un’importantissima fetta di campionato minacciate però, a differenza del recente passato, da un Atletico Madrid determinato a dare battaglia fino al termine della stagione, grazie ai gol del suo centravanti Diego Costa. Ma se, dopo molto tempo, la leadership sul campo di gioco delle due eterne protagoniste del calcio iberico sembra ora in pericolo, il loro dominio in campo economico resta indiscusso. Blancos e Blaugrana si sono confermati ancora una volta come le due principali potenze calcistiche in tema di fatturati, occupando i primi due posti di questa speciale classifica davanti ai tedeschi del Bayern Monaco. Andiamo ad analizzare dunque la situazione economico-finanziaria di Real Madrid e Barça avvalendoci di una tecnica molto utilizzata in campo manageriale, la “SWOT analysis”.

    REAL MADRID-BARCELLONA, UN'ANALISI COMMERCIALE DEL CLASICO - Stiamo parlando di un metodo di osservazione stategico che consente di valutare attentamente i punti di forza (“Strenght”) e di debolezza (“Weakness”) del progetto aziendale e di sintetizzare le opportunità (“Opportunities”) ed i rischi (”Threats”) connessi all’ambiente di mercato in cui un’azienda opera. Da qui, unendo le iniziali dei termini anglosassoni, l’acronimo “SWOT”.
     
    I PUNTI DI FORZA - I punti di forza di due club affermati come Real e Barcellona sono tantissimi: al primo posto poniamo certamente l’attenzione sull’apparato commerciale e sulle strategie di marketing che nel corso degli anni hanno saputo far brillare i rispettivi brand a livello mondiale, rendendoli riconosciuti in ogni angolo del pianeta dagli appassionati di calcio. Entrambe le società hanno potuto far leva su una tradizione calcistica inimitabile, fatta di grandi vittorie su cui hanno potuto strutturare delle strategie vincenti. Entrambe le società spagnole possono quindi sfruttare la forza del proprio marchio spuntando accordi faraonici con le grandi aziende interessate ad una collaborazione commerciale: basta citare, a titolo esemplificativo, gli accordi con Adidas ed Emirates per il club della Capitale o Nike e Qatar Airways per il sodalizio catalano. Va inoltre ricordato che, se in campo le due squadre sono rivali acerrime e senza esclusione di colpi, al di fuori del terreno di gioco paradossalmente le due società costituiscono l’una un formidabile vantaggio di mercato per l’altra, dato che le loro epiche sfide e le rivalità tra i loro campioni più rappresentativi riescono a polarizzare l’attenzione di tutti gli appassionati di calcio del mondo e, dunque, ad attrarre le risorse economiche di sponsor e tv.
     
    I PUNTI DEBOLI - Anche i due colossi del calcio spagnolo hanno però dei punti di debolezza. Da una parte il Barcellona, club storicamente fortemente radicato con la propria realtà locale, ha iniziato ad uscire dai propri confini e a diventare un po’ più globale, provocando nei tifosi più orgogliosi una punta di risentimento: come se gli abitanti della regione, nel corso degli anni, si fossero sentiti sempre meno parte integrante del progetto sportivo della loro squadra, trovandosi un po’ trascurati a favore dei “nuovi tifosi” internazionali. Da questo punto di vista dunque, questa forza commerciale globale rischia di provocare una certa distorsione all’immagine del club, che rischia di essere visto più come una società di business ed entertainment piuttosto che una mera società sportiva. Per quanto riguarda il Real Madrid, invece, possiamo sottolineare che la straordinaria ascesa del suo attuale campione più rappresentativo, Cristiano Ronaldo, sta paradossalmente offuscando un po’ l’immagine stessa del club. Come se, nel mondo, il brand Real Madrid stia un po’ finendo in secondo piano rispetto all’immagine del giocatore portoghese che, a forza di record personali, apparizioni fuori dal campo e copertine dei principali quotidiani e riviste glamour sta togliendo un po’ di visibilità alla sua stessa società. Un aspetto di non poco conto, una sorta di sovrapposizionamento del brand legato alla straordinaria popolarità del cannibale di Madeira.
     
    OPPORTUNITA' - Passiamo ora alle opportunità che si stanno presentando per le due big del calcio spagnolo. Le società hanno oggi la grande occasione di rinforzare il più possibile il rapporto con i propri “stakeholders” (intesi come investitori, società sponsorizzatrici ed ovviamente tifosi) sparsi in tutto il mondo grazie ai nuovi mezzi di comunicazione come i social media in cui Real e Barcellona si trovano in una posizione di assoluto vantaggio. Inoltre sono diventate ormai un appuntamento fisso le tournée estive delle squadre di calcio, che vanno a svolgere allenamenti e partite di preparazione alla nuova stagione in mete esotiche capaci di apportare loro significativi vantaggi economici e commerciali.
     
    RISCHI - Infine, ci soffermiamo sui rischi che si nascondono dietro ad ogni strategia aziendale, anche alla più accurata. Nel caso di Real Madrid e Barcellona, certamente la crisi finanziaria della Spagna rischia di creare un’instabilità di fondo molto pesante a lungo andare. Oltre a questa considerazione, si aggiunga una continua crescita degli stipendi elargiti ai propri giocatori, che va a portar via una buona fetta dei ricavi (intorno al 70% annuo).

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