Le due vittorie casalinghe consecutive, contro le modeste Gubbio e Empoli, avevano riportato il sereno in casa amaranto. La tremenda serata del ko interno contro il Padova era oramai uno sbiadito ricordo, le contestazioni al presidente Foti, reo di aver condotto l'ennesimo mercato all'insegna delle cessioni e degli arrivi di giovani dalla ex serie C, avevano trovato la risposta sdegnata del pubblico dei settori Vip del Granillo, che avevano difeso il number one, e persino le critiche verso il tecnico Gregucci avevano lasciato strada all'ottimismo per la ritrovata parvenza di una solidità difensiva, per il ritorno al gol con continuità degli attaccanti, e per alcune intuizioni tattiche felici. Serviva solo la conferma, che doveva passare però gli esami Juve Stabia e Pescara. Le Vespe guidate da Braglia hanno bocciato sonoramente una Reggina vuota, svogliata, inconcludente, senza idee e adesso ripiombata nell'apatia e con tante incognite nel suo futuro, almeno sportivo.

La prova del 'Menti' non ha lasciato segnali incoraggianti per il prosieguo della stagione. Doveva essere la gara svolta, quella che avrebbe dovuto lanciare un messaggio ben preciso ai naviganti, che anche gli amaranto potevano partecipare al banchetto degli spareggi promozione o almeno potevano avere i titoli per farlo. E invece non solo la distanza con l'ultimo posto utile, occupato al momento dal Varese, si è ampliata, ma anche la sensazione che questa Reggina non sia in grado di colmare il gap, è forte e suffragata dai fatti.

L'estremo esame, l'ultima possibilità di rientrare nei giochi che contano, sarà contro la formidabile Zeman band, quel Pescara ancora con il dente avvelenato per la beffa del 1999, quando la Reggina di Possanzini violò l'Adriatico con la regia dell'indimenticato attaccante di Loreto. Allora spopolava una canzonetta: 'Bum, bum, bum e Possanzini bum...', magari ci fosse ancora una Reggina formato bum bum!

(Reggio Più)