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  • Renzi, Agnelli e il sogno olimpico

    Renzi, Agnelli e il sogno olimpico

    • Marco Bernardini

    Le Olimpiadi allungano la vita. Non è lo slogan per la reclame della birra. E’ la verità se si considera che per preparare e poi partecipare all’evento occorre darsi una mossa dieci anni prima. Insomma, il 2024 è praticamente adesso. E Roma attende con legittima ansia il responso definitivo del CIO per sapere se la sua candidatura al prossimi Giochi sarà riuscita a battere,  per consensi, quelle di atre tre città egualmente agguerrite come Parigi, Los Angeles e Helsinky. 

    Per ottenere il placet, è ben noto, occorre l’intervento non solo del mondo sportivo ma soprattutto quello del potere politico e imprenditoriale del Paese pretendente. Non a caso è stato proprio il nostro premier Matteo Renzi a guidare, ieri a Losanna, un plotone composto da novanta con tanto di pedigree internazionale. In primis il presidente del Comitato Olimpico, Malagò, e a seguire l’onnipresente ed eterno Luca Cordero di Montezemolo. Due staffette di prestigio affiancate dal meglio dello sport nazionale rappresentato da Valentina Vezzali

    L’ultima volta che una città italiana ottenne il privilegio di organizzare i Giochi fu nel 2006 quando Torino si fece bella e diversa da quella che veniva pensata dall’esterno: non una metropoli metalmeccanica, ma un’autentica fucina di cultura, arte e preziosità assortite. Oggi Torino, dopo dieci anni,  è ancora migliorata sia come immagine e sia come stile di vita per i suoi abitanti. Un’Olimpiade miracolosa, insomma, ancorchè si trattasse dell’edizione invernale. A far scattare la molla vincente e a convincere i rappresentati del CIO che Tirino era meglio di Sion fi un uomo in particolare. L’Avvocato Gianni Agnelli il quale da tempo coltivava il proposito di fare un bel regalo alla città che i aveva allevato e preservato come un re senza corona nobiliare. Non fu necessario, allora, che il presidente della Fiat si muovesse da Torino per raggiungere Losanna. Fu la montagna a scendere da Maometto e alle nove del mattino di un giorno di febbraio del 1998 l’Avvocato fece il suo discorso (a braccio) davanti ai rappresentati della Commissione Olimpica. Al suo fianco c’era Waler Veltroni, allora presidente del Consiglio Alla fine nessuno dubitò più sulla destinazione dei Giochi. Gianni Agnelli non potè vedere la sua “creatura” perchè morì prima della fatidica data. Ma Torino, ancora adesso, ricorda e ringrazia. 

    Il discorso fatto da Matteo Renzi a Losanna, a detta degli osservatori, è stato molto intenso per passionalità e circostanziato in termini tecnici. Insomma, nulla impedirebbe a Roma di rappresentare nel 2024 la faccia pulita del mondo veicolata dallo sport decoubertiano. Ma un'Olimpiade è molto di più che non un semplice evento sportivo. E’ uno step planetario inpastato dalla politica, dalla finanza, dall’imprenditoria e anche da una certa spregiudicatezza rispetto all’immagine. Gianni Agnelli, vecchia e astuta volpe, infilò nel suo arco una freccia speciale e la scoccò in giro per il mondo. Si chiamava, e si chiama, Evelina Christellin. Bella, bionda, elegante, spiritosa e grande combattente. Per un anno intero l’ambasciatrice dell’Avvocato rinunciò alla sua vita per dedicarsi esclusivamente alla causa olimpica rivestendo un poco e in chiave contemporanea i panni della Contessa di Castiglione al servizio di Cavour. 

    Matteo Renzi il suo l’ha fatto, ieri, esattamente come Gianni Agnelli allora. Adesso, per dodici mesi, dovrà o dovranno essere replicare il personaggio di Evelina Signora degli Anelli. Sono in due. Due amici peraltro. Malagò e Montezemolo le frecce del premier. Due maschietti di sicuro appeal internazionale, ma anche un poco usurati da mille battaglie. Luca in particolare già gran burattinaio di Italia ’90 con tutte le polemiche e gli incidenti di percorso a seguire. E allora? Beh, nel caso c’è sempre la Vezzali. O no? 
     


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