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  • Ritiri in montagna? Ahi, ahi, ahi

    Ritiri in montagna? Ahi, ahi, ahi

    • Luca Cellini

    'Squadre di calcio italiane, avete scelto il ritiro in montagna? Ahi, ahi, ahi'. Sì, perché a cominciare dalla Nazionale italiana, che quattro anni fa aveva preparato il suo Mondiale nella calda Firenze trionfando poi a Berlino, quest'anno, per abituarsi all'altura del Sudafrica (anche se alla fine solo uno dei tre match di Cannavaro e compagni è stato giocato oltre i mille metri), si è deciso di spostarsi a Sestriere. Risultato: campi in sintetico preparati solo una settimana prima dell'arrivo degli azzurri, problemi per vari giocatori ai polpacci e ai legamenti a causa del fondo duro dei terreni, e Italia uscita al primo turno perché, come ha spiegato il preparatore atletico della Nazionale alla vigilia del Mondiale, una preparazione in altura vede i suoi effetti fisici svilupparsi solo dopo tre settimane dal suo svolgimento. Così, mentre l'Italia era al Sestriere, Low, tecnico della Germania, faceva correre i suoi sul Lago di Garda, con il risultato che, insieme alla Spagna, i teutonici sono stati fra i più brillanti nel mese mondiale sudafricano.


    Effettivamente, alla luce dei correttivi svolti sulle varie preparazioni fisiche ai giorni nostri rispetto al passato, il ritiro delle squadre di calcio in montagna è alquanto obsoleto. Lo ha dimostrato l'Inter, l'anno scorso protagonista in estate di una preparazione più in Usa che nelle montagne dell'Alto Adige; lo ha confermato la Roma, sua diretta antagonista, che nell'estate del 2010 aveva scaldato i muscoli a Trigoria, nel caldo della Capitale, sufficiente però a dare un fondo di preparazione atletica che ha fatto correre Vucinic e compagni per nove mesi, o quasi. Quest'anno l'inversione di tendenza da questo punto di vista è evidente, se si pensa che il Cagliari suda ad Assemini, praticamente poco fuori città, e l'Inter proverà a fare le prime verifiche tecniche ad Appiano Gentile.

    Se non fosse per i soldi che arrivano dalle cittadine montanare del nord Italia, molto probabilmente altri club di serie A avrebbero risparmiato dei viaggi. Chiedere alla Juventus: è vero che a Pinzolo porta oltre 6.000 tifosi di media, ma costringe quest'ultimi a sorbirsi i temporali estivi durante un'amichevole. Prandelli si trovò di fronte un campo pieno di buche due anni fa a Castelrotto, dovendo far preparare la sua Fiorentina su un ex campo di golf, e l'anno scorso le cose non andarono meglio, con proteste dei tifosi viola per l'isolamento fra quest'ultimi ed i giocatori, mentre il periodo estivo ormai è il solo spazio durante la stagione per 'abbracciare' i tesserati dei club, sempre meno a contatto con chi paga gran parte del loro stipendio. Chi invece da anni con i ritiri estivi in montagna non si trova affatto male è la Sampdoria, giunta al suo decennale rapporto con Moena. Qui non solo il contatto squadra-giocatori è costante, ma può capitare di poter fare foto con Cassano a passeggio per il paese della Val di Fassa, senza che bodyguard o membri della società blucerchiata blocchino tutto. Ma si tratta, appunto, della classica eccezione che conferma la regola...


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