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  • Rogerio Ceni a CM: 'Buffon meritava Champions e Pallone d'oro, mi spiace'

    Rogerio Ceni a CM: 'Buffon meritava Champions e Pallone d'oro, mi spiace'

    • Stefano Benzi
    Quando giocava bastava poco per parlare con Rogerio Ceni, una telefonata all’ufficio stampa del Sao Paulo e in un paio di giorni al massimo si riusciva a concordare un’intervista telefonica. Oggi la cosa è molto più complessa. Rogerio è diventato allenatore del Sao Paulo e le sue responsabilità sono enormi: la squadra non è partita benissimo, settima a quattro punti dal Corinthians capolista con tre vittorie e due sconfitte – entrambe evitabili, contro il Cruzeiro la prima giornata e poi contro il Ponte Preta – nelle prime cinque giornate. 

    Rogerio sa di fare un mestiere a rischio: “Non c’è dubbio, in panchina si rischia di più, il nostro campionato è enormemente stressante, le aspettative dei fan e della stampa rischiano di schiacciare anche uno spogliatoio solido come il nostro. Io faccio le mie scelte e vado avanti, con coerenza, parlando e spiegando ciò che decido: magari solo fino a un certo punto”. 
    Il Sao Paulo domenica pomeriggio gioca con il Corinthians in trasferta, è il derby più sentito: “Il Sao Paulo non può permettersi di dire che vincere un derby, per quanto importante come questo, valga quanto vincere il campionato. Noi abbiamo obiettivi ambiziosi, la società ha investito molto, c’è un progetto solido nel quale crediamo”. 

    Rogerio Ceni ha fatto la storia del ruolo tra i pali: giocava a ridosso della difesa, calciava punizioni e rigori con una precisione micidiale, è arrivato a 1237 presenze con il Sao Paulo per ritirarsi a 42 anni con 131 gol (70 i rigori) in gare ufficiali. Nulla di inventato o di amplificato: è tutto scritto. Una società di statistiche si è presa carico di calcolare quanti calci di punizione e rigori abbia calciato Ceni in carriera: 3467 calci da fermo in partita e oltre 90mila in training. Muricy Ramalho, al suo primo anno da titolare, lo obbligò per sei mesi a calciare ogni giorno 60 piazzati con la barriera dopo ogni allenamento: quando Ceni, dopo circa 10mila tiri e 16 sagome di legno mandate in frantumi lo convinse, il ruolo di kicker fu il suo. Felipao Scolari esagerò portandolo a giocare dieci, anche quindici metri fuori dalla porta sulla ripartenza come centrale di una difesa a tre. Ogni tanto non funzionava e c’era qualche errore: ma il Sao Paulo giocando così vinse tutto confermandosi una delle difese più forti nella storia del Brasileirao: tre titoli nazionali una Libertadores e un Mondiale per club. Ceni oggi accusa il colpo: “Ammetto che ci sono giorni in cui il ginocchio mi fa un male cane e sento tutti i dolori degli impatti di questi anni di competizione ma se non avessi avuto allenatori esigenti, pronti ad impegnarmi così allo strenuo, non avrei ottenuto quello che ora ho”.

    A Ceni adesso chiedono altre cose difficili: un titolo paulista che non arriva dal 2005 e uno brasiliano che manca dal 2008: “So che è difficile chiedere a un tifoso paulista pazienza… ma c’è tanto lavoro da fare”. La squadra è interessante ma non straordinaria: il veterano Lugano dietro, l’ex genoano Pratto, l’ex dell’Udinese Maicosuel che ancora ricordiamo per il cucchiaio fallito nella qualificazione alla Champions League contro il Braga. 

    Ceni segue con grande attenzione quello che succede in Europa: “La vittoria del Real in Champions League è stata legittima ma mi è dispiaciuto per Buffon, è un gran portiere e una splendida persona. Avrebbe meritato di alzare la coppa e forse questo lo avrebbe avvicinato anche al Pallone d’Oro: i portieri valgono quanto gli attaccanti, credetemi… ci sono stati tanti fenomeni tra i pali che hanno cambiato il destino di una squadra”. 

    Il suo erede è Ederson, acquistato dal Manchester City per 40 milioni di euro, il secondo portiere più pagato della storia dopo Buffon (la Juve versò al Parma 100 miliardi di lire). Anche Ederson è cresciuto al Sao Paulo nel mito di Rogerio Ceni: “Lo ricordo fermarsi a guardare i miei allenamenti, il suo tecnico gli diceva di imitare il mio gioco, di guardare come mi muovevo nella fase difensiva anticipando i tempi dell’uscita e giocando il pallone senza averne paura. Avrà avuto quindici, sedici anni: spesso mi chiedeva consigli e io gli dicevo sempre che anticipare era meglio che rincorrere. Al Benfica sono stati bravi a proseguire su questa strada, gli hanno dato fiducia e consapevolezza. In questo momento è già uno dei tre portieri più forti del mondo: e ha solo 23 anni”. 

    Ci sarà mai un altro Rogerio Ceni? “Non lo so, ma posso dire che se al calcio ho dato tanto, il calcio ha dato tantissimo a me, sono un privilegiato. I numeri fanno notizia per qualche tempo poi arriverà qualcuno che ritoccherà il tuo record e diventerai una riga di un database. Preferisco essere un buon ricordo e, soprattutto ora, un buon insegnante”. 

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