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  • Roma: altro clamoroso stop allo stadio

    Roma: altro clamoroso stop allo stadio

    Nuovo stop al progetto per il nuovo stadio della Roma a Tor di Valle. Come si legge sulla Gazzetta dello Sport, a pochi giorni dalla conclusione della Conferenza di servizi, spunta un vincolo della Soprintendenza: "Non si può fare in quell'area". 

    IL DOCUMENTO - Lo dice la Soprintendenza archeologica del Comune di Roma, che ieri ha comunicato alla sindaca Raggi, alla Regione Lazio e alla società proprietaria del terreno (la Eurnova di Luca Parnasi) di "aver avviato il procedimento di dichiarazione di interesse particolarmente importante del manufatto" e – sta scritto nel documento ufficiale – "il contestuale avvio del procedimento per la prescrizione di misure di tutela indiretta". Il 'manufatto' è il celebre ippodromo, inaugurato nel 1959, un gioiello architettonico, in particolare la tribuna; le "prescrizioni di tutela indiretta", invece, le spiega il documento poco più avanti: "L'area dovrà essere lasciata libera da ogni opera in elevato – scrive il Soprintendente architetto Margherita Eichberg –, tranne che nella zona degli attuali manufatti, dove le altezze di eventuali opere non dovranno superare quella delle esistenti". Tradotto: dove non c'è nulla, non si può costruire nulla; dove c'è la tribuna, al massimo se ne può tirare su una uguale. Ergo, dove lo piazziamo lo stadio della Roma? Perché è proprio l'impianto calcistico, prima che tutto il resto, ad essere messo in discussione. Per intenderci: se ha ragione la Soprintendenza, nemmeno la versione di Berdini (stadio e poco altro nei limiti concessi dall’attuale piano regolatore) può passare. Altro che variante. 

    GLI SCENARI - È la pietra tombale? Piano. La vicenda non è limpida. A parte discutere delle ragioni per cui si è mossa la Soprintendenza (tutelare "la prospettiva del manufatto" e "il suo rapporto con il contesto di ambientamento"), c'è da chiedersi perché questo parere arrivi e venga diffuso solo ora, a pochi giorni dalla conclusione della Conferenza di servizi, a due anni e due mesi dall'approvazione della delibera di pubblica utilità e ad almeno tre dall'invio del primo studio di fattibilità. Un lungo arco temporale in cui i soggetti proponenti, Roma e costruttore, hanno tirato fuori complessivamente circa 60 milioni di euro. Cosa succederà ora? La Soprintendenza non lascia spazio a dubbi. "Il vincolo è ineludibile", dice il Mibact. Per questo, è probabile che la Conferenza prenderà atto dell'avvio della procedura e, conseguentemente, non darà parere favorevole al progetto. E pure se ignorasse la comunicazione della Soprintendenza, una volta conclusa la procedura non potrebbe non tenerne conto. Però, Roma e Parnasi non si arrendono. Spazi per l'ulteriore proroga di un mese? Sarebbe già qualcosa. Una causa multimilionaria? Chissà. Certo, arrivati a tanto, questa storiaccia fa venire qualche brutto pensiero e un atroce dubbio. Non è che il problema è Tor di Valle più che le torri? Non è che questo stadio si deve fare per forza da un'altra parte? E, infine: ma senza nuovo stadio che farà Pallotta, che ne sarà della Roma? 

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